Scarpe antinfortunistiche: differenze tra modelli S1 e S3

Ultimo aggiornamento: 04.10.25

 

La sicurezza sul lavoro passa anche dall’uso dei DPI più adatti a prevenire lesioni, traumi e ferite di vario genere. Tra i tanti che possono essere adottati e che, in contesti specifici, risultano obbligatori per legge, rientrano anche le scarpe antinfortunistiche.

 

Progettate per ridurre il rischio di scivolamento, nonché per proteggere i piedi da elementi appuntiti, urti o caduta di oggetti pesanti, acqua, sostanze chimiche e via dicendo, le scarpe antinfortunistiche sono disponibili in vari modelli, identificati da specifiche sigle e sviluppati tenendo conto delle regolamentazioni e delle normative vigenti. Tra i più diffusi e utilizzati, facilmente acquistabili anche online, presso rivenditori specializzati come Leroy Merlin, rientrano quelli contrassegnati dalle sigle S1 e S3.

In questo articolo andremo a scoprire quali sono le caratteristiche principali di queste due tipologie di scarpe antinfortunistiche e quando è opportuno sceglierle.

 

Scarpe antinfortunistiche: che cosa sono

Per cominciare, cerchiamo di capire che cosa sono, esattamente, le scarpe antinfortunistiche. Questo termine identifica quei particolari modelli di calzature progettati per aumentare la sicurezza sul lavoro grazie a diversi tipi e livelli di protezione.

Veri e propri DPI, ossia Dispositivi di Protezione Individuale, queste scarpe montano sempre un puntale rinforzato in grado di proteggere i piedi da urti e impatti fino a 200 joule e una suola antiscivolo di base, in grado di prevenire lo scivolamento su superfici bagnate o particolarmente lisce. Oltre a questo, presentano una tomaia realizzata con materiali traspiranti e resistenti all’abrasione e ai tagli, nonché una forma ergonomica, utile per garantire comfort e benessere anche in caso di lavori pesanti che obbligano a trascorrere molte ore in piedi. 

A queste caratteristiche di base, possono poi affiancarsene numerose altre, come le proprietà antistatiche, la resistenza agli sbalzi termici, impermeabilità, la presenza di una lamina anti perforazione e via dicendo.

È proprio in base alle loro caratteristiche che le scarpe antinfortunistiche possono essere assegnate a diverse categorie, contraddistinte da sigle che seguono la norma UNI EN ISO 20345 e utili per identificare a colpo sicuro i modelli più adatti al tipo di lavoro che si svolge. Tra le sigle che è possibile incontrare rientrano anche la S1 e la S3.

 

Scarpe antinfortunistiche S1: quali protezioni offrono

Rientranti tra i modelli più diffusi e facili da trovare, le scarpe antinfortunistiche di tipo S1 si collocano, in fatto di protezione, un gradino più in alto rispetto al modello di base, identificato con la sigla SB e caratterizzato dalla presenza dei soli requisiti minimi di sicurezza.

Ideali per quei lavoratori che operano in ambienti chiusi e che non necessitano di proteggersi da sbalzi termici importanti, acqua e via dicendo, includono, oltre al puntale di protezione, alla tomaia resistente alle abrasioni e realizzata con materiali traspiranti e alla conformazione ergonomica:

  • tallone in grado di assorbire l’energia, riducendo il rischio di microtraumi e l’affaticamento;
  • proprietà antistatiche, utili per evitare scariche da elettricità statica in ambienti a rischio;
  • resistenza a oli e idrocarburi.

A queste protezioni sempre presenti, possono aggiungersene alcune altre, segnalate da altre sigle affiancate a quella principale. Molto comune è ad esempio l’aggiunta di una suola dotata di lamina anti perforazione, identificata dalla lettera “P” – posta subito dopo la sigla “S1” – e utile per evitare che il lavoratore si ferisca con chiodi o altri oggetti appuntiti o taglienti.

 

 

Modelli S3: le differenze

Molto utilizzate e diffuse sono anche le scarpe antinfortunistiche S3. In questo caso, il livello di protezione sale di due livelli, in quanto questa tipologia di scarpa va ad aggiungere ai requisiti minimi di base e alle caratteristiche dei modelli S1:

  • una tomaia idrorepellente, presente anche nei modelli S2 e in grado di renderle adatte anche a quei lavoratori che operano in ambienti umidi o in contesti in cui possono esservi schizzi d’acqua o bassi livelli di bagnato;
  • una lamina anti perforazione, la quale, come si è visto, è presente anche nelle scarpe S1P;
  • una suola con rilievi, la quale garantisce maggiore stabilità su terreni sconnessi, riducendo ulteriormente il rischio di scivolamento.

Anche questa tipologia di scarpa può essere potenziata con protezioni aggiuntive, segnalate da specifiche sigle.

 

S1 o S3: quale scegliere?

Per decidere se optare per un paio di scarpe antinfortunistiche di tipo S1 o S3 è necessario tenere conto del contesto in cui ci si trova a lavorare, del tipo di lavoro svolto e dei rischi ai quali si è esposti. 

In particolare, come si è visto, i modelli S1 di base sono ideali per chi lavora al chiuso e in ambienti asciutti, ad esempio in un magazzino, in un laboratorio, in un’officina. Nel caso in cui fosse necessario proteggersi da eventuali materiali appuntiti, si potrebbe optare per un modello di tipi S1P

Laddove invece si lavorasse all’aperto, in cantieri edili, in ambito agricolo o in qualsiasi altro contesto in cui potrebbero essere presenti umidità o terreni accidentati, si dovrebbe optare preferibilmente per modelli S3.

 

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