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Le 8 migliori pitture antimuffa del 2025

 

Pitture antimuffa – Opinioni, Analisi e Guida all’acquisto  

 

Volete risolvere il problema della muffa sulle pareti di casa vostra, ma non sapete ancora quale possa essere il prodotto più adatto alle vostre esigenze? Niente paura, la nostra guida all’acquisto vi fornirà tutte le informazioni utili sull’argomento. Prima della guida, però, troverete la recensione dettagliata degli otto prodotti attualmente più richiesti sul mercato, in modo da avere un’idea precisa sulla spesa da affrontare. Tra le pitture più richieste spiccano soprattutto la Lechler Chrèon Termoton, che ha un eccellente rapporto qualità-prezzo ma richiede l’applicazione da parte di un professionista, e la Mapei Dursilite Plus, che oltre ad avere ottime caratteristiche è adatta anche per l’uso da parte degli amanti del fai da te.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Le 8 migliori pitture antimuffa – Classifica 2025

 

A seguire troverete una descrizione dettagliata delle pitture antimuffa attualmente più richieste sul mercato; ai primi posti si collocano soprattutto i prodotti che offrono il miglior rapporto qualità-prezzo.

 

 

Pittura antimuffa anticondensa

 

1. Lechler Chrèon Termoton 5 Lt. Bianco pittura antimuffa termica 

 

La Chrèon Termoton, prodotta dalla società italiana Lechler, è considerata una delle migliori pitture antimuffa del 2025 grazie al suo eccellente rapporto qualità-prezzo, soprattutto in comparazione a quelle prodotte dalle ditte più blasonate, a cominciare da Sikkens.

Il bidone di Termoton da 5 litri di colore bianco, infatti, è uno dei prodotti più venduti; nella fattispecie si tratta di una pittura antimuffa anticondensa per interni a base di resine acriliche in emulsione, quindi facilmente diluibile in acqua. La sua speciale miscela contiene delle microparticelle cave che, oltre ad alleggerire la vernice, contribuiscono a diminuire sensibilmente la dispersione termica della superficie dove viene applicata.

È quindi ideale da applicare alle pareti che sono soggette a fenomeni di condensa, in modo da prevenire la formazione di muffa. Ha un ottimo potere coprente e una finitura porosa e opaca; inoltre offre una bassa presa allo sporco ed è resistente al lavaggio.

 

Pro

Prezzo: Il rapporto qualità-prezzo, in proporzione alla quantità, è a dir poco eccellente; infatti le vernici prodotte dalla società italiana Lechler sono tra le più richieste, anche tra i prodotti venduti online.

Anticondensa: La speciale miscela con microparticelle cave, che aiuta a ridurre la dispersione termica, conferisce alla Termoton ottime proprietà anticondensa e la rende ideale per prevenire la formazione di muffe.

Facile da diluire: Essendo una vernice a base acrilica è anche estremamente facile da diluire, utilizzando soltanto acqua con una proporzione del 25%; la finitura è opaca e una volta secca resiste anche ai lavaggi.

 

Contro

Difficile da stendere: A quanto pare questa pittura non è facile da stendere in maniera uniforme, quindi è consigliabile farla applicare a un bravo imbianchino.

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Pittura antimuffa Mapei

 

2. Mapei Dursilite Plus – Idropittura Murale per Interni

 

Mapei è una nota società italiana che opera nel settore di produzione di materiali chimici per l’edilizia e che è particolarmente all’avanguardia nella ricerca e nella realizzazione di finiture murali destinate ad ambienti che hanno una particolare necessità di igiene e salubrità, tanto in ambito ospedaliero e commerciale quanto domestico.

Uno di questi prodotti è la Dursilite Plus, una pittura bianca solubile in acqua con proprietà igienizzanti che resistono anche ai lavaggi. La sua capacità coprente è ottima, inoltre ha anche una resa molto soddisfacente visto che un chilo di vernice basta per stendere due mani su una superficie di 3 metri quadrati.

Questa pittura antimuffa è disponibile nella confezione da 20 kg, dunque tenetene conto valutando le vostre necessità d’uso. L’unica sua pecca è l’odore intenso che, per scomparire, richiede una buona ventilazione dei locali per almeno quattro o cinque giorni a partire dall’applicazione.

 

Pro

Igienizzante: Si caratterizza per le sue proprietà antibatteriche, che la rendono resistente alle muffe. Questa pittura igienizzante è certificata EN ISO anche per la resistenza alla diffusione e al passaggio del vapore.

Buona resa: La proporzione di diluizione con acqua è del 15-20% e, con un chilo di prodotto diluito, è possibile applicare due mani su una superficie di tre metri quadrati.

Facile da stendere: A differenza di altri prodotti analoghi, la Dursilite Plus è molto facile da stendere e quindi adatta anche per i lavori fai da te.

 

Contro

Odore: Abbastanza intenso e persistente. Per questo bisogna ventilare gli ambienti dove è stata applicata per almeno quattro o cinque giorni per farlo sparire del tutto.

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Pittura antimuffa Bisaten

 

3. Bisaten ciclo anticondensa termoisolante

 

Questo prodotto è costoso, ma secondo i pareri degli acquirenti risulta decisamente conveniente grazie alla sua completezza. La confezione, infatti, include diversi prodotti destinati al trattamento di sanificazione di ambienti particolarmente colpiti dalla proliferazione di muffe, alghe e muschi; di conseguenza la pittura antimuffa Bisaten è anche antialga, e quindi adatta ad ambienti marini.

Il ciclo è composto da una confezione da 2,5 litri di detergente, 2,5 litri di fissativo, 1 chilogrammo di stucco, 13 litri di idropittura anticondensa termoisolante, due teli della dimensione di 4×4 metri e un rullo.

Il detergente va applicato per primo con un pennello di medie dimensioni, senza diluizione e direttamente sulla muffa o sulle alghe, dopo 48 ore bisogna rimuovere le muffe strofinando energicamente con una spazzola, e poi va applicato il fissativo, diluito con acqua, a completa asciugatura di quest’ultimo, poi, va usato lo stucco per riparare eventuali danni, e poi la pittura.

 

Pro

Pacchetto completo: La confezione include tutto quello che serve per il trattamento di sanificazione degli ambienti dove la muffa, o le alghe, hanno già attecchito; sono inclusi perfino dure teli per proteggere i mobili e il rullo per stendere la pittura.

Trattamento sanificante: Il detergente incluso nella confezione è un prodotto specifico in grado di neutralizzare funghi e batteri, ed è ottimo per sterilizzare e pulire le superfici infestate da colonie di muffe.

Termoisolante: La pittura inclusa nella confezione è specifica per gli ambienti freddi e umidi; grazie alle sue proprietà termoisolanti è in grado di ridurre la dispersione termica e la formazione di condensa.

 

Contro

Prezzo: Il costo della confezione è abbastanza elevato, quindi è consigliato soltanto per quegli ambienti dove la muffa è un problema serio e persistente.

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Pittura antimuffa Sikkens

 

4. Sikkens Alpha Tex Schimmelwerend SF bianco bidone da 10 litri

 

La pittura antimuffa Sikkens si distingue innanzitutto per le eccellenti caratteristiche e la resa offerte dal prodotto, che è realizzato da uno dei brand più blasonati, di proprietà di uno dei colossi nel settore chimico: la multinazionale olandese AkzoNobel.

La Alpha Tex Schimmelwerend SF, infatti, è ritenuta da molti la miglior pittura antimuffa attualmente disponibile in commercio, sia in termini di efficacia e resistenza all’aggressione delle muffe sia per quanto riguarda la resa elevata e la qualità della finitura, che risulta setosa. Inoltre è anche in possesso di certificazione UNI 11021, quindi è un prodotto idoneo per l’applicazione in ambienti con presenza di alimenti.

A causa del suo prezzo elevato, però, si colloca soltanto al quarto posto nella nostra classifica; il bidone da 10 litri, infatti, ha un costo di circa 130 euro. È la migliore e non ha difetti, ma proprio per questo è adatta solo ai più esigenti.

 

Pro

Top Brand: Il marchio Sikkens è uno dei più famosi ed è divenuto sinonimo di altissima qualità. Quelle prodotte da questo brand, infatti, sono tra le migliori pitture che si possano attualmente trovare in commercio

Resa e caratteristiche: Il potere coprente, l’aspetto opaco e la finitura setosa, la resa del prodotto, la traspirabilità e tutte le altre caratteristiche sono di alto livello; in più la Alpha Tex offre anche una elevata resistenza alle muffe.

Certificata UNI 11021: La pittura antimuffa Sikkens Alpha Tex è sicura ed è certificata anche per l’applicazione in ambienti dove vengono trattati o stoccati alimenti, quindi è ideale anche per le cucine.

 

Contro

Prezzo: Si tratta di una delle pitture migliori, ma è anche la più costosa e quindi adatta soltanto ai più esigenti.

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Pittura antimuffa Tecnostuk

 

5. Tecnostuk Muffa KO 1 litro pittura trivalente 

 

Se invece state cercando dove acquistare un prodotto a prezzi bassi, allora è il caso di dare un’occhiata alla pittura antimuffa Tecnostuk; il secchiello da un litro, infatti, ha un costo inferiore ai 20 euro.

Il costo, se esaminato in proporzione alla quantità, non è tanto dissimile da quello di altri prodotti con cui l’abbiamo messa a confronto, ma in questo caso cambia la tipologia; Muffa KO, infatti, è una pasta leggera che ha proprietà sbiancanti e igienizzanti. Va applicata direttamente sulle zone dove sono presenti le colonie di muffe e va stesa con un rullo, oppure con un pennello, in modo da coprire le macchie e prevenire la loro successiva formazione.

Una volta applicata e seccata la pasta, poi, bisogna completare il trattamento con una mano di fissativo e poi stendere la pittura, preferibilmente una con proprietà anticondensa. La resa, per un litro, è di circa 8 metri quadrati.

 

Pro

Prodotto specifico: La pasta igienizzante antimuffa Tecnostuk è un prodotto specifico, ed è consigliato a coloro che hanno già il fissativo e gli altri prodotti necessari per la sanificazione delle muffe.

Facile da usare: A differenza dei detergenti non richiede una procedura complessa, né la successiva rimozione della muffa pre-esistente. Basta applicarla con un pennello, senza diluirla, aspettare che asciughi e poi stendere il fissativo e la pittura.

Prezzo: Considerato il costo medio di un prodotto detergente, la pasta Tecnostuk ha il pregio di essere disponibile a un prezzo decisamente conveniente.

 

Contro

Da integrare: Non può essere usata da sola, ovviamente, ma va integrata con l’applicazione di altri prodotti in modo da completare il trattamento di sanificazione.

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Pittura antimuffa MaxMeyer

 

6. MaxMeyer pittura antimuffa Bioactive secchio da 10 litri

 

Se volete rimettere a nuovo una parete rovinata dalla muffa in modo semplice e soprattutto da soli, senza ricorrere all’aiuto di un professionista a pagamento, allora la pittura antimuffa MaxMeyer potrebbe fare proprio al caso vostro.

La Bioactive, infatti, è un prodotto che il noto brand del cagnolino col pennello in bocca ha destinato alla fascia di utenza composta da privati, per il fai da te e il bricolage; si tratta di una pittura traspirante, risanante e soprattutto inodore, ideale per gli ambienti umidi e a scarsa ventilazione.

Il prodotto è studiato in modo da offrire il massimo sia per quanto riguarda la facilità d’uso sia in termini di resa; non richiede diluizione infatti, un litro di vernice basta a coprire una superficie di circa 12-14 metri quadrati. Insieme agli altri prodotti antimuffa specifici della linea Bioactive, inoltre, può essere usata anche per i trattamenti completi di sanificazione.

 

Pro

Ottima qualità: I prodotti MaxMeyer non hanno certo bisogno di presentazioni, e dopo quelli prodotti da Sikkens sono tra i più apprezzati e richiesti sul mercato.

Ideale per il fai da te: La sua facilità di utilizzo, anche nell’ottica di un trattamento completo di sanificazione, la rende particolarmente adatta per coloro che preferiscono fare a meno di ricorrere all’imbianchino.

Conveniente: Il suo rapporto qualità-prezzo è a dir poco eccellente, soprattutto in proporzione alla quantità di prodotto e alla resa, visto che un solo litro basta per una superficie di 12-14 metri quadrati.

 

Contro

Da integrare: Anche questo prodotto, se usato da solo, a lungo andare si rivela poco efficace e quindi è meglio integrarlo con gli altri prodotti della linea Bioactive.

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Pittura antimuffa Mazza

 

7. Mazza pittura murale anticondensa antimuffa termoisolante 

 

La pittura antimuffa Mazza è un altro prodotto relativamente economico, quindi adatto soprattutto a chi ha un budget di spesa limitato e l’esigenza di trattare superfici particolarmente estese.

La resa di questa pittura, infatti, è di circa 7 metri quadrati per litro, e la proporzione di diluizione è del 20-25%; secondo le specifiche del produttore può essere applicata anche senza previ trattamenti, ma a seconda dell’estensione o della gravità delle proliferazioni di muffe è meglio considerare di applicarla dopo aver impiegato il detergente e il fissativo.

Le sue caratteristiche sono discrete ma, essendo economica, non possiede certo la qualità dei prodotti di case come Sikkens o MaxMeyer, quindi la sua efficacia è strettamente legata alla qualità del trattamento di sanificazione da eseguire prima della sua applicazione. L’ulteriore svantaggio è dato dal fatto di poterla applicare soltanto su pareti nuove non ancora verniciate a tempera.

 

Pro

Economica: Il prezzo accessibile è uno dei punti di forza della pittura anticondensa Mazza, il che la rende adatta soprattutto a chi ha un budget di spesa molto limitato.

Facile da usare: Basta diluirla con la giusta proporzione di acqua e può essere tranquillamente applicata sia con il rullo sia con la pistola spray, a seconda delle preferenze.

Termoisolante: La composizione a base di microsfere cave di vetro le garantisce buone proprietà di isolamento e aiuta a ridurre il fenomeno dei ponti termici.

 

Contro

Resa e qualità: La resa e la qualità sono di medio livello. Inoltre non può essere applicata su vecchi strati di vernice a tempera, a meno che non vengano prima rimossi.

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Pittura antimuffa Boero

 

8. Boero Action Line Klima idropittura traspirante antimuffa extra opaca 

 

Il più economico dei prodotti che abbiamo esaminato, sia in proporzione al prezzo per quantità sia per la discreta resa, è la pittura antimuffa Boero Klima. Appartiene infatti alla serie Action Line, che la ditta ha realizzato appositamente per reagire alla crisi economica che sta affliggendo anche il settore dell’edilizia; di conseguenza il costo della Klima è decisamente conveniente e la sua qualità è superiore rispetto alla media dei prodotti disponibili a basso costo.

Può essere applicata sia pure sia con una diluizione che va dal 20 al 30% a seconda se viene usato il pennello o il rullo, e il suo potere mascherante è ottimo in entrambi i casi; la resa, invece, è di circa 11 metri quadrati per litro. 

È consigliata soprattutto per uso domestico negli ambienti poco aerati soggetti alla formazione di condensa, come cantine, bagni e cucine, per prevenire la proliferazione di muffe.

 

Pro

Economica: La proporzione tra il costo, la quantità del prodotto e la resa, è tale da far rientrare a buon titolo la Boero Klima nella fascia dei prodotti economici, anche se in apparenza sembra il contrario.

Ottima resa: Un solo litro basta per coprire una superficie di 11 metri quadri; il secchio da 14 litri, quindi, permette di applicare due mani di pittura su una superficie di 77 metri quadrati, oppure una sola mano su oltre 150 metri quadrati.

Buona qualità: Anche la qualità è superiore rispetto alla media delle pitture più economiche, ha un buon potere coprente, una elevata traspirabilità e una finitura extra opaca.

 

Contro

Quantità: Il secchio da 14 litri è conveniente, ma soltanto per chi deve dipingere grosse superfici. Se bisogna dipingere un ambiente piccolo meglio orientarsi su un altro prodotto.

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Come scegliere le migliori pitture antimuffa

 

Quando si parla di pitture antimuffa bisogna fare molta attenzione e avere le idee ben chiare, perché non tutti prodotti definiti in questo modo sono effettivamente tali. Vediamo quindi cosa è importante sapere prima di decidere quale pittura antimuffa comprare.

La reale efficacia e le condizioni d’uso

Per capire come scegliere una buona pittura antimuffa bisogna partire innanzitutto da un aspetto che, a seconda dei casi, potrebbe risultare fuorviante, e cioè l’effettiva efficacia del prodotto.

La maggior parte delle vernici disponibili in commercio e indicate come tali, infatti, in realtà non eliminano affatto la muffa, ma sono soltanto delle formule specifiche che possiedono proprietà termoisolanti e anticondensa, e sono quindi in grado di prevenire, o al massimo rallentare, la proliferazione delle muffe sulle pareti degli immobili di costruzione recente, i quali non sono stati ancora colpiti dal problema in maniera consistente.

Alcuni prodotti sono utili anche su quelle pareti dove le macchie si sono già formate, ma sono recenti e leggere, quindi l’uso di una pittura specifica può aiutare a ridurre notevolmente la proliferazione. In ogni caso la loro efficacia è solitamente limitata a uno o due anni, tre nella migliore delle ipotesi, e a seconda delle condizioni climatiche a cui sono soggetti i locali interessati.

Prima di scegliere il prodotto, quindi, bisogna fare attenzione non tanto alla descrizione dello stesso ma esaminare la scheda tecnica e cercare la composizione della formula, in modo da verificare se nella stessa sono presenti o meno le sostanze biocide in grado uccidere le spore i microrganismi responsabili della formazione di muffe e funghi.

 

I prodotti complementari per la sanificazione

Nel caso di ambienti fortemente colpiti da proliferazioni di muffe, invece, la pittura da sola non basta ma bisogna attuare un ciclo di sanificazione con dei prodotti complementari. Bisogna quindi acquistare il detergente che contiene le sostanze biocide, applicarlo sulle colonie di muffe e lasciarlo agire per uno o due giorni a seconda delle indicazioni riportate sul prodotto, poi bisogna spazzolare con cura la parete per rimuovere tutte le macchie e i residui degli organismi morti, stuccare dove necessario e poi applicare il fissativo, che è una sostanza che permette alla pittura antimuffa di penetrare più a fondo e durare più a lungo.

Il trattamento di sanificazione è una procedura delicata, richiede tempo e costa molto; la spesa, infatti, non include soltanto l’acquisto dei prodotti necessari ma anche la parcella per il professionista specializzato nella sanificazione, che dovrà essere incaricato di eseguire il trattamento. 

Sia le muffe, infatti, sia i prodotti usati per rimuoverle, sono potenzialmente nocivi per la salute, l’incaricato per la sanificazione dovrà adottare delle rigide precauzioni e fare uso di mascherine, tuta e teli di protezione per evitare di inalare o entrare a contatto diretto le sostanze biocide contenute nei prodotti, e che le spore si depositino sul mobilio o sui pavimenti.

Il fattore economico

Anche l’aspetto economico può risultare molto fuorviante quando si tratta di acquistare un pittura antimuffa; i vari prodotti in commercio, infatti, differiscono non soltanto per il prezzo ma anche per il tipo di confezione.

Alcuni sono quantificati con i litri, altri con i chilogrammi, e la quantità cambia da prodotto a prodotto; anche fattori come la resa e la diluibilità incidono molto, e può capitare che un secchio di pittura antimuffa da 5 litri che costa 60 euro, si riveli in realtà più economico rispetto a uno di capacità analoga che viene invece venduto a 20 euro.

Per stabilire se una pittura è realmente economica rispetto a un’altra, quindi, bisogna considerare innanzitutto questi due elementi fondamentali: la possibilità o meno di diluire il prodotto e in quali percentuali, e la resa dello stesso, che viene espressa in metri quadrati per litro.

 

 

 

Come diluire la pittura antimuffa

 

Verificare le istruzioni

Non tutte le pitture antimuffa sono fatte per essere diluite, e anche quelle predisposte alla diluizione possono essere usate “pure”, a seconda delle esigenze. La diluizione, infatti, anche se in maniera diversa a seconda del prodotto, va a influire sulle proprietà mascheranti della pittura, e quindi sulla sua resa; di conseguenza è importante fare attenzione a quanto riportato dalla scheda tecnica del prodotto scelto. La percentuale di diluizione, nel complesso, può variare dal 10-15% fino al 30-35%, a seconda del prodotto.

Scelta del metodo

Spesso e volentieri, inoltre, lo stesso prodotto indica percentuali di diluizione diverse a seconda del metodo usato per stendere la pittura: pennello, rullo o pistola spray; la diluizione, quindi, va fatta anche in base allo strumento che si sceglie di usare per stendere la vernice.

Anche in questo caso bisogna fare attenzione alle diciture riportate sulla confezione di pittura, però, in quanto alcuni prodotti hanno una consistenza tale da permettere di fare uso della pistola spray, mentre altri possono essere stesi soltanto con il pennello e il rullo.

 

Come eseguire la diluizione

La percentuale di diluizione indicata nella scheda tecnica del prodotto è riferita alla quantità di acqua da aggiungere in proporzione alla quantità di pittura. Per fare un esempio pratico quindi, se la percentuale indicata dal produttore è del 25%, a ogni litro di pittura vanno aggiunti 250 ml di acqua; se la proporzione è del 30%, invece, bisognerà aggiungere 300 ml di acqua a ogni litro di pittura, e così via.

Prima di eseguire la diluizione, inoltre, bisogna sapere con certezza quanti metri quadri di superficie dipingere. Se per esempio il prodotto che avete scelto ha una resa di 10 metri quadrati per litro, la superficie da coprire è di 15 metri quadrati e il secchio contiene 5 litri di pittura, allora dovrete versare in un contenitore soltanto un litro e mezzo di pittura, in modo da poter diluire soltanto la quantità necessaria per il lavoro e non sprecare il resto, che potrà essere riutilizzato in un’altra occasione.

 

 

 

Domande frequenti

 

Come funziona la pittura antimuffa?

Le pitture antimuffa rappresentano una particolare tipologia di vernici la cui formula differisce per l’aggiunta di composti specifici che sono altamente tossici per determinate classi di batteri, nel caso specifico spore e microrganismi responsabili della proliferazione di funghi, muffe e alghe, ma che non sono nocivi per l’essere umano; di conseguenza queste pitture sono regolamentate da una serie di normative europee, in particolare la UE 528/2012.

Non tutte quelle in commercio, però, sono realmente tali, nel senso che spesso e volentieri vengono indicate come “antimuffa” anche delle pitture nella cui formula non è presente alcuna sostanza biocida, ma soltanto dei composti che incrementano la traspirabilità e contribuiscono a ridurre la dispersione del calore favorendo così l’isolamento termico.

La sola pittura non basta ad assicurare la definitiva scomparsa delle colonie di muffa; il suo utilizzo come sostanza singola, quindi, va bene nell’ottica della prevenzione, ma sulle pareti dove sono già presenti delle chiazze di muffa o funghi, prima di applicare la pittura bisogna eseguire un trattamento di sanificazione con una serie di prodotti specifici per questo scopo.

Anche l’esecuzione del trattamento richiede delle cautele particolari, e bisogna fare uso di mascherine e tute isolanti per evitare di entrare in contatto diretto, o peggio ancora inalare, sia le spore delle muffe sia le esalazioni delle sostanze biocide che vengono applicate per eliminarle.

Cosa contiene la pittura antimuffa?

La formula specifica della pittura antimuffa può cambiare da prodotto a prodotto, sia in base alla sua tipologia specifica sia per la sua destinazione d’uso.

Le idropitture per uso domestico, per esempio, sono composte da una base acrilica alla quale vengono aggiunte per lo più delle microparticelle cave, grazie alle quali lo strato di vernice assicura al tempo stesso una migliore traspirabilità e una minore dispersione termica, in modo da offrire buone proprietà anticondensa.

Se oltre a riportare la dicitura “termoisolante”, la pittura antimuffa è indicata anche come igienizzante, allora nella formula è inclusa almeno una certa percentuale di sostanza biocida che ha funzioni antibatteriche; in alcuni casi è possibile riscontrare anche la presenza di una minima percentuale di formaldeide.

 

 

 

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Pistola termica

Le 8 migliori pistole termiche del 2025

 

Pistole termiche – Opinioni, analisi e guida all’acquisto 

 

Non riuscite ancora a scegliere la pistola termica più adatta alle vostre esigenze? Nessun problema! La nostra guida all’acquisto è fatta proprio per offrirvi tutte le informazioni utili sull’argomento, in maniera chiara e semplice. Se però non avete molto tempo a disposizione per approfondire le vostre conoscenze in materia, allora potete dare un’occhiata ai diversi modelli che abbiamo esaminato in maniera dettagliata, i quali sono elencati in ordine di importanza e in base alle richieste di mercato. Al primo posto si colloca la Bosch EasyHeat 500, una pistola termica destinata agli hobbisti e agli amanti del fai da te che si distingue per l’eccellente rapporto qualità-prezzo, mentre al secondo troviamo la Bosch Professional GHG 23-66, che invece è la più apprezzata dalla fascia di utenza professionale grazie alle sue prestazioni superiori.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Le 8 migliori pistole termiche – Classifica 2025

 

Ed eccoci all’analisi dettagliata delle otto pistole termiche attualmente più richieste sul mercato, ordinate secondo le caratteristiche, le prestazioni, il rapporto qualità-prezzo e il numero di esemplari venduti.

 

 

Pistola termica Bosch

 

1. Bosch Home and Garden EasyHeat 500 termosoffiatore 1.600W

 

In prima posizione nella nostra classifica troviamo quella che, secondo i pareri degli acquirenti, è considerata la migliore pistola termica del 2025 tra quelle destinate a uso domestico e hobbistico: la EasyHeat 500 prodotta dalla ditta tedesca Bosch.

La sua struttura è leggera e compatta, il che la rende estremamente maneggevole e facile da usare anche per gli hobbisti alle prime armi; l’impugnatura è confortevole e sul retro è rivestita da uno strato di gomma morbida antiscivolo, in modo incrementare l’efficacia della presa; sempre sul lato posteriore dell’impugnatura, inoltre, è collocato il pulsante rosso per la regolazione della temperatura.

La pistola termica Bosch, pur essendo un elettroutensile di fascia media destinato a uso hobbistico, è uno dei più venduti grazie all’affidabilità del noto marchio tedesco. Non spaventatevi se al primo utilizzo emette un forte odore di plastica cotta, è del tutto normale e negli utilizzi successivi non accade più.

 

Pro

Qualità-prezzo: La EasyHeat 500 è vantaggiosa sotto tutti gli aspetti: possiede la tipica affidabilità del marchio Bosch, è fatta con ottimi materiali, è duratura e ha un rapporto qualità-prezzo a dir poco eccellente.

Regolabile: La potenza di 1.600 Watt permette di generare due diversi livelli di temperatura: 300 oppure 500 gradi Celsius, con un flusso d’aria che può essere impostato sui 240 o sui 450 litri al minuto.

Leggera e maneggevole: Pesa soltanto 470 grammi, è compatta ed è estremamente maneggevole e semplice da usare, anche per i principianti alle prime armi; la dotazione di accessori include solo la valigetta.

 

Contro

Primo utilizzo e accessori: Al primo avvio emette un forte odore, che poi scompare negli usi successivi; la dotazione accessori non include gli ugelli, che vanno acquistati a parte.

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Pistola termica professionale

 

2. Bosch Professional GHG 23-66 termosoffiatore con valigetta 2.300W

 

A coloro che si chiedono dove acquistare una pistola termica professionale, invece, suggeriamo caldamente di dare un’occhiata ravvicinata a un altro modello prodotto sempre dalla ditta tedesca Bosch, ma per la linea specifica Professional: il GHG 23-66.

In comparazione al modello EasyHeat 500 esaminato in precedenza, infatti, il termosoffiatore Bosch Professional si distingue innanzitutto per il livello di prestazioni offerte, nettamente superiore, e per una dotazione accessori di tutto rispetto che, oltre alla borsa per il trasporto, include anche cinque ugelli diversi.

I professionisti che hanno avuto modo di usarla riferiscono che si tratta della migliore pistola termica per chi ha esigenze d’uso intensivo; il suo design è compatto ma più curato rispetto al modello hobbistico, l’impugnatura è fornita della guardia per le dita, la potenza superiore permette di raggiungere una temperatura massima di 650 gradi in tempi rapidi, con un range di regolazione a partire da 50 gradi.

 

Pro

Prestazioni professionali: Il range di regolazione della temperatura varia da un minimo di 50°, per le applicazioni “a freddo”, fino a un massimo di 630°, con un flusso d’aria che oscilla dai 150 ai 500 litri al minuto a seconda della regolazione.

Velocità costante: A differenza delle pistole termiche destinate a uso hobbistico, la GHG 23-66 genera un flusso d’aria stabile dalla velocità costante, anche quando è regolata sulla temperatura più alta.

Efficiente e sicura: I suoi 2.300 Watt di potenza le permettono di arrivare a 650° in tempi brevissimi, e grazie alla protezione termica sull’elemento riscaldante, non si corre il rischio di surriscaldamento.

 

Contro

Prezzo: Purtroppo è la più costosa delle pistole termiche esaminate, quindi è adatta solo all’utenza professionale e agli hobbisti più esigenti che non hanno problemi di budget.

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Pistola termica a batteria

 

3. Ryobi R18HG-0 One+ 5133004423 soffiatore ad aria calda a batteria 18V

 

Il nuovo trend degli elettroutensili compatti è quello dell’alimentazione a batteria perché, anche se da un lato incide sul prezzo, dall’altro incrementa notevolmente la praticità d’uso. Al terzo posto, quindi, troviamo la pistola termica a batteria R18HG-0 della ditta giapponese Ryobi, nota per la produzione di elettroutensili di fascia media destinati all’utenza hobbistica. 

Dal punto di vista economico si colloca tra la Bosch Professional e la Bosch Hobby, ma nonostante sia un modello affidabile e soprattutto pratico da usare, grazie all’assenza del filo, le sue prestazioni sono inferiori a entrambi i modelli esaminati in precedenza.

In compenso è un modello di gran lunga più economico rispetto a quelli analoghi prodotti dalle ditte più blasonate, che in ogni caso sono molto pochi data la particolare natura dell’elettroutensile. La batteria ovviamente va acquistata a parte, come accade anche per i modelli della concorrenza, in compenso la dotazione di accessori include due ugelli.

 

Pro

Pratica e maneggevole: Il vantaggio dei termosoffiatori a batteria è quello di essere privi dell’ingombro rappresentato dal filo di alimentazione, quindi sono molto più pratici e possono essere usati praticamente ovunque.

Efficiente: Anche se la temperatura massima raggiunge “soltanto” i 470°, lo fa in appena 60 secondi. Di conseguenza la Ryobi, pur essendo destinata alla fascia di utenza hobbistica, è una pistola termica efficiente e funzionale.

LED: L’ulteriore vantaggio è quello di possedere un LED integrato che permette di illuminare l’area di lavoro, il che le permette di essere usata anche in condizioni di scarsa visibilità.

 

Contro

Autonomia: Trattandosi di un elettroutensile hobbistico, la batteria tende a scaricarsi in fretta, soprattutto se la pistola è regolata sulla temperatura massima.

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Pistola termica per saldare PVC

 

4. Sea Baby House 1.600W pistola termica per saldatura in aria calda plastica e PVC

 

Quella prodotta per il marchio Sea Baby House è una pistola termica per saldare PVC e plastica, ma la destinazione d’uso specifica non è l’unica particolarità di questo elettroutensile.

Pur essendo un attrezzo di tipo generico infatti, cioè non marchiato da un brand specifico del settore, offre delle prestazioni di tipo professionale e per questo è caratterizzato da un costo abbastanza elevato. Nonostante ciò è uno dei più richiesti tra i modelli di questo tipo attualmente venduti online ed è apprezzato anche da molti professionisti, i quali ne alternano l’uso con le pistole professionali prodotte dai marchi “ufficiali”, e quindi di gran lunga più costose.

La Sea Baby House infatti, per quanto elementare nel design, è potente e affidabile, infatti la temperatura emessa può variare dai 30° ai 700°; gli accessori includono il manuale, due diversi ugelli per saldatura, un rullo di silicone a pressione e alcune barre di plastica.

 

Pro

Per saldatura: Si tratta di una pistola termica per saldature ad aria calda, da usare specificamente per la plastica e per il PVC.

Prestazioni di tipo professionale: Ha una potenza di 1.600 Watt e un campo di regolazione della temperatura che va da un minimo di 30° fino a un massimo di 700°, il flusso d’aria è costante a 230 litri al minuto.

Ben accessoriata: Viene venduta in un set che, oltre alla pistola e al manuale d’uso, include due diversi tipi di ugello più un rullo di silicone e alcune barre in plastica da usare per le saldature.

 

Contro

Limitazioni d’uso: Fatta eccezione per il PVC, che può essere saldato anche alla plastica acrilica, altri tipi di plastica possono essere saldati solo se hanno la stessa composizione.

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Pistola termica Einhell

 

5. Einhell 4520184 TC-Ha 2000/1 Pistola Ad Aria Calda 

 

Con la pistola termica Einhell ci spostiamo di fatto nella fascia dei modelli disponibili a prezzi bassi; la prima cosa che salta all’occhio della TC-Ha 2000/1, infatti, è il costo che è di quelli facilmente accessibili. Va da sé che si tratta di uno strumento pensato esclusivamente per un utilizzo domestico e non intensivo, ma che nel suo piccolo, tutto sommato, risulta efficiente e funzionale.

Questa pistola termica è tra le più richieste da chi non vuole spendere molto e il merito è da ascrivere sia all’affidabilità del marchio, sia alla capacità di raggiungere i 550 gradi e un flusso d’aria di 500 litri al minuto. L’alternativa è rappresentata dalla temperatura di 350 gradi e di 300 litri al minuto, così potrete scegliere tra due stadi di calore differenti in base alle necessità. 

La qualità dei materiali di fabbricazione e l’assemblaggio, però, sono mediocri, di conseguenza la durabilità dell’attrezzo è proporzionata all’intensità d’uso; anche gli ugelli sono scadenti e si deformano in fretta sotto l’azione del calore.

 

Pro 

Economica: Indubbiamente il tratto distintivo di questa pistola di Einhell è il suo prezzo basso che la rende facilmente accessibile anche a chi non ha un budget elevato a disposizione.

Versatile: L’apparecchio consente di scegliere tra due temperature (350 e 550 gradi) e tra due velocità del passaggio dell’aria. 

Sicurezza: Può essere utilizzata senza preoccupazioni, sia per la stabilità con cui si posiziona in verticale sia per la presenza della protezione anti surriscaldamento.

 

Contro 

Materiali: La qualità di quelli utilizzati per la scocca e gli ugelli è modesta, il che si traduce nel rischio che si rovini piuttosto velocemente. D’altra parte parliamo di un articolo particolarmente economico.

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Pistola termica Tacklife

 

6. Tacklife Pistola ad Aria Calda HGP73AC Elettrica Professionale 2000W

 

La pistola termica Tacklife è ugualmente destinata all’uso domestico e amatoriale, ma è leggermente più cara rispetto alla Einhell; in questo caso, però, la differenza di prezzo è giustificata dalle prestazioni migliorate.

La potenza è analoga, 2.000 Watt ma, a differenza della pistola Einhell, la Tacklife permette di regolare la temperatura a piacimento entro un arco che va dai 50° ai 600°, in modo da poterla usare anche per applicazioni “a freddo”. Le portate d’aria regolabili sono due invece di tre. La dotazione di accessori, invece, non include la valigetta per la custodia e il trasporto ma consiste in quattro ugelli al posto di tre.

È leggera, maneggevole e funzionale, discretamente robusta a dispetto del fatto di essere realizzata quasi interamente in plastica, ed è ideale per l’uso domestico occasionale e per gli amanti del bricolage; ma non è assolutamente consigliata per uso professionale o intensivo.

 

Pro

Per hobbisti: Se non avete grosse esigenze ma vi occorre soltanto per adoperarla occasionalmente, la Tacklife è la pistola termica ideale, con prestazioni leggermente superiori rispetto alla media.

Regolabile: A differenza di altri modelli analoghi destinati all’uso hobbistico, infatti, il termosoffiatore Tacklife offre una potenza leggermente maggiore e un campo di regolazione più ampio rispetto alla media.

Conveniente: Il prezzo è molto accessibile e la qualità perfettamente proporzionata al costo, quindi è ottima per chi non vuole spendere cifre eccessive.

 

Contro

Valigetta: La dotazione di accessori include quattro ugelli ma non la valigetta, che sarebbe stata molto utile per custodire l’attrezzo e trasportarlo facilmente all’occorrenza.

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Pistola termica TECCPO

 

7. TECCPO TAHG07P pistola termica elettrica avanzata 2.000 Watt

 

Parliamo di una ditta di recente costituzione nel settore degli elettroutensili, che è comunque assimilabile ad altri marchi, anche più blasonati e i cui prodotti sono disponibili nella fascia più economica di mercato.

La pistola termica TECCPO è infatti simile alle altre due che la precedono nella nostra classifica: ha una potenza di 2.000 Watt, un campo di regolazione della temperatura su tre livelli: 50°, 480° e 600°, e due diverse portate d’aria che variano in funzione della temperatura impostata.

Dal punto di vista strutturale e del design è ben fatta, compatta e maneggevole, è dotata anche di protezione termica contro il surriscaldamento e data la massima temperatura raggiungibile alcuni la considerano quasi semiprofessionale; nonostante tutto, però, rimane pur sempre un elettroutensile a basso costo, quindi la regolazione della temperatura pecca di precisione e non è adatta per l’uso intensivo. In compenso è ottima per sverniciare ferro occasionalmente e per dissaldare componenti elettroniche.

 

Pro

Versatile: La dotazione di accessori include ben cinque ugelli di diverso tipo, il che incrementa notevolmente la versatilità d’uso della TECCPO.

Uso domestico: Se vi occorre una pistola termica per sverniciare ferro, per esempio le ringhiere dei balconi, o il legno degli infissi, questo modello è estremamente funzionale ed efficiente.

Tre livelli di temperatura: La temperatura è regolabile su tre livelli: 50°, 480° e 600°, quindi offre una discreta versatilità e può essere impiegato anche per dissaldare componenti elettroniche dalle schede stampate.

 

Contro

Valigetta e prestazioni: Anche in questo caso il limite è rappresentato dall’assenza della valigetta e dal livello di prestazioni, che è limitato alle applicazioni amatoriali.

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Mini pistola termica

 

8. Etepon ET021 300W mini pistola termica per fai da te

 

Concludiamo la nostra classifica con la mini pistola termica ET021, prodotta per il brand Etepon e caratterizzata soprattutto dal basso costo. Le sue dimensioni sono ancor più compatte rispetto ai modelli esaminati in precedenza, dal momento che la Etepon è priva di impugnatura, e la temperatura massima raggiunta è di soli 200°. 

Nonostante i limiti, però, è funzionale ed è dotata di dispositivo di sicurezza per il controllo della temperatura, che interrompe l’alimentazione di corrente all’attrezzo in caso di surriscaldamento.

Più che per hobbistica, però, la Etepon è consigliata soprattutto per un tipo di fai da te in piccola scala, per esempio lavori di decorazione artistica su piccoli oggetti, realizzazione di candele e saponi fatti in casa, per applicare pellicole termorestringenti, realizzare timbri in gomma e così via. Le sue funzionalità come pistola per sverniciare però, viste le prestazioni ridotte, sono limitate a superfici non molto ampie.

 

Pro

Ideale per oggettistica: Le caratteristiche della Etepon la rendono adatta soprattutto ai piccoli lavori di fai da te di stampo artigianale e artistico, per la fabbricazione domestica di sapone e candele e per applicare pellicole termorestringenti.

Prezzo concorrenziale: Il prezzo della ET021 è di poco inferiore ai tredici euro, di conseguenza è accessibile per tutte le tasche, incluse quelle dei risparmiatori più attenti.

Sicura: Nonostante sia un modello a basso costo, la ET021 è ben fatta e soprattutto sicura, infatti è dotata del dispositivo di protezione termica che scatta interrompendo l’alimentazione in caso di surriscaldamento.

 

Contro

Temperatura massima: Raggiunge soltanto i 200°, quindi la sua utilità è limitata a determinate applicazioni e, soprattutto, a un utilizzo non intensivo.

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Come scegliere le migliori pistole termiche

 

Se volete sapere quale pistola termica comprare senza correre il rischio di pagare troppo per un attrezzo sovradimensionato alle vostre necessità, oppure pagare poco ma ritrovarvi con uno strumento insufficiente alla bisogna, è bene stabilire alcuni importanti criteri di scelta.

Il costo e la destinazione d’uso 

Il costo di una pistola termica oscilla dai 10-15 euro dei modelli più economici fino ai 160 euro e oltre, a seconda delle caratteristiche strutturali e tecniche, del livello di prestazioni e della destinazione d’uso; per capire come scegliere una buona pistola termica, quindi, bisogna innanzitutto avere una chiara idea di come sarà adoperata e con quale frequenza.

La destinazione d’uso, ovviamente, è una delle prime discriminanti per scegliere l’attrezzo più adeguato; un utente professionista, per esempio, avrà naturalmente bisogno di una pistola termica che offre un livello di prestazioni elevato, resistente all’uso intensivo e che offra la capacità di regolare la temperatura a piccoli step, in modo da eseguire il lavoro con la massima precisione possibile.

La fascia hobbistica, anche se meno esigente rispetto a quella professionale, è comunque abbastanza articolata visto che spesso e volentieri include anche artigiani e professionisti che lavorano su piccola scala; se le esigenze sono di tipo domestico o amatoriale, invece, allora si può fare a meno di cercare il top delle prestazioni e orientarsi verso i modelli della fascia medio-bassa.

 

Le caratteristiche tecniche

La funzionalità primaria della pistola termica è quella di emettere un getto di aria calda, ma la temperatura di quest’ultima è funzionale alle diverse applicazioni e, a seconda del modello scelto, può avere dei limiti nel tetto massimo o minimo raggiungibile e nelle regolazioni possibili.

Dalla saldatura dei tubi di rame, per esempio, fino alla sverniciatura e all’applicazione di guaine e pellicole termorestringenti, l’intervallo di temperature utili va dai 300° ai 500° gradi circa; le cosiddette applicazioni “a freddo”, invece, sono quelle che richiedono temperature inferiori, quindi dai 300° ai 50° appena, mentre alcune applicazioni professionali possono richiedere temperature che arrivano fino a 650° e oltre.

La maggior parte dei termosoffiatori di categoria hobbistica, quindi, sono in grado di generare aria calda con temperature dai 300° ai 500°, in alcuni casi anche da 50° a 500°, mentre quelli professionali arrivano fino a 630°-650° o più, a seconda del caso.

Quello che distingue maggiormente un modello dall’altro, invece, è il campo di regolazione; i termosoffiatori economici, di costo medio e basso, hanno una regolazione limitata due, massimo tre livelli di temperatura, mentre quelli professionali possono essere regolati a intervalli di 10°-20°, in modo da offrire la massima versatilità d’uso.

Il fai da te e l’artigianato artistico

Se la pistola termica vi serve soltanto per una contingenza momentanea, per sverniciare e rimettere a nuovo gli infissi per esempio, oppure per occasionali e saltuari lavori di ristrutturazione domestica, lavori di artigianato artistico come la goffratura, oppure altre applicazioni dove non è richiesto un particolare livello di prestazioni, allora ci si può orientare anche su un modello dai 15 ai 50 euro al massimo, a seconda delle esigenze del caso.

I termosoffiatori che appartengono a questa fascia di prezzo sono qualitativamente inferiori rispetto a quelli professionali ovviamente, anche in termini di prestazioni, ma nel loro piccolo sono comunque funzionali e relativamente efficienti, a patto di non essere adoperati in maniera intensiva.

 

 

 

Come sverniciare il legno con pistola termica

 

La temperatura giusta e il tempo di applicazione

Uno dei metodi più rapidi ed efficienti per sverniciare le superfici di legno consiste proprio nell’uso della pistola termica, ma per fare un buon lavoro bisogna seguire delle regole ben precise.

La prima cosa da fare è impostare la temperatura giusta, che in questo caso è compresa tra i 500° e i 600° a seconda dell’età della vernice da rimuovere; più vecchia e secca è la pittura, infatti, e tanto più alta dovrà essere la temperatura impostata. Alcuni termosoffiatori permettono la regolazione “di fino”, con intervalli di 10° o 20° gradi a seconda del modello, a differenza dei più economici che sono tarati su livelli di temperatura standard.

Una volta impostata la temperatura prescelta, bisogna avvicinare l’ugello della pistola alla superficie verniciata, rimanendo a una distanza non inferiore ai 5-7 centimetri circa; non appena vedrete formarsi le bolle d’aria sotto la vernice, dovrete allontanare la pistola e cominciare a rimuoverla. È bene fare attenzione al tempo di esposizione inoltre, soprattutto alla temperatura massima, perché altrimenti si corre il rischio di bruciare il legno sottostante.

 

L’uso combinato del raschietto

Le bolle che si formano sono indicative che lo strato di vernice si è staccato dalla superficie sottostante, e quando ricoprono quasi tutta l’area esposta al getto d’aria calda è tempo di posare la pistola e prendere un raschietto o una spatola, e iniziare a rimuoverla.

Durante questa operazione è bene seguire sempre la direzione delle venature, in modo da non causare graffi e rovinare la superficie del legno; è possibile usare simultaneamente la pistola e il raschietto, ma sempre facendo attenzione a non avvicinare troppo il getto e a sincronizzare la posizione e i movimenti delle mani, in modo da procedere all’unisono e mai in direzioni convergenti.

Gli angoli e i punti di difficile accesso

Alcuni punti sono difficili da trattare, per esempio le zone di raccordo con la lastra di vetro quando si lavora sugli infissi delle finestre, oppure gli angoli e le rientranze nel caso si stia lavorando su un vecchio mobile.

L’ugello di protezione per il vetro, applicato alla bocchetta di uscita del getto d’aria, è di grande aiuto nel caso degli infissi; ma se sono rimaste da sverniciare le scanalature o gli angoli di un mobile, allora è bene valutare l’uso di un solvente per sverniciare e, dopo averlo lasciato agire per 12-18 ore circa, usare il raschietto o la carta vetro per rimuovere i residui di pittura.

 

 

 

Domande frequenti

 

A cosa serve la pistola termica?

Il termosoffiatore, noto più comunemente come pistola termica o ad aria calda, è un elettroutensile che per molti versi è simile a un asciugacapelli, sia per quanto riguarda la forma sia per il principio di funzionamento. Quello che differenzia una pistola termica da un comune phon, però, è la temperatura massima raggiungibile dal getto d’aria, che in alcuni modelli può superare perfino i 600° Celsius.

Le sue applicazioni sono diverse e variano in base al tipo di pistola termica adoperata e alla sua potenza; l’uso più comune che si fa di questo attrezzo, però, è quello di sverniciatore. Grazie al getto d’aria rovente, infatti, è possibile rimuovere con estrema facilità gli strati di vernice dalle superfici più disparate: muratura, ferro e soprattutto legno; ma le sue applicazioni non si fermano qui.

Regolando la temperatura del flusso d’aria, infatti, è possibile applicare guaine o pellicole termorestringenti, anche a scopo decorativo come si fa sulle carrozzerie delle automobili, ammorbidire le plastiche acriliche oppure saldare PVC e altre materie plastiche, saldare o dissaldare tubi dell’acqua e componenti elettroniche, oppure scongelare tubazioni e serrature.

I modelli più compatti e meno potenti, inoltre, sono usati in ambito artigianale e artistico per applicazioni come goffratura, asciugatura rapida di colle e vernici, modellazione di argilla e plastica, realizzazione di candele e saponi fatti in casa e altro ancora.

A cosa servono gli ugelli della pistola termica?

Gli ugelli che si applicano alla pistola termica permettono appunto di diversificare le applicazioni possibili di questo attrezzo. Alcuni servono a schermare i vetri quando bisogna sverniciare i bordi degli infissi, altri servono a restringere il flusso d’aria in uscita in modo da concentrarlo su un’area di piccole dimensioni.

Le tipologie più diffuse sono gli ugelli di protezione del vetro e quelli riduttori, a cui abbiamo già accennato prima, poi ci sono quelli riflettori, usati per applicare i tubi termorestringenti, piegare quelli di plastica e saldare quelli in rame, l’ugello superficiale è usato prevalentemente per la sverniciatura, l’ugello scanalato si adopera per saldare insieme i teloni in PVC, e l’ugello di saldatura, usato per la plastica e per i tubi di rame.

Gli ugelli non sono universali ovviamente, nel senso che alcune tipologie possono essere adoperate soltanto con pistole termiche professionali che hanno la regolazione elettronica della temperatura.

 

 

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Einhell TH-HA 2000/1 pistola ad aria calda da 2.000 Watt

 

Con la pistola termica Einhell ci spostiamo di fatto nella fascia dei modelli disponibili a prezzi bassi; la prima cosa che salta all’occhio della TH-HA 2000/1, infatti, è il costo facilmente accessibile. In questo caso, ovviamente, si tratta di strumenti destinati esclusivamente all’uso domestico e amatoriale non intensivo, ma che nel loro piccolo sono tutto sommato efficienti e funzionali.

La Einhell è tra le più richieste in questa precisa fascia di mercato, grazie alla discreta affidabilità del marchio, anzi è anche leggermente più potente rispetto alla EasyHeat 500, visto che può raggiungere i 550° e un flusso d’aria di 500 litri al minuto; inoltre è dotata anche di valigetta e quattro diversi ugelli.

La qualità dei materiali di fabbricazione e l’assemblaggio, però, sono appena mediocri, di conseguenza la durabilità dell’attrezzo è proporzionata all’intensità d’uso; anche gli ugelli sono scadenti e si deformano in fretta sotto l’azione del calore.

 

Pro

Basso costo: Uno dei punti di forza di questa pistola termica sta nel prezzo decisamente basso e facilmente accessibile per tutte le tasche, quindi è ideale per chi ha un budget di spesa limitato.

Ben accessoriata: A parte il manuale delle istruzioni e la valigetta per la custodia e il trasporto, nella dotazione di accessori è incluso anche un piccolo assortimento composto da quattro diversi ugelli.

Potente: Considerando la fascia di appartenenza e la destinazione d’uso prettamente amatoriale, la pistola termica Einhell si distingue anche per un potenza superiore alla media.

 

Contro

Qualità complessiva: Materiali di fabbricazione, assemblaggio e accessori, purtroppo, sono di qualità mediocre, ma visto il prezzo è del tutto comprensibile.

 

 

 

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Gli 8 migliori dinamometri del 2025

 

Dinamometri – Opinioni, analisi e guida all’acquisto 

 

Dinamometro, bilancia da gru o pesa-valigie? Sono tre cose diverse o la stessa? Raccogliere ulteriori informazioni su questo strumento di misura vi aiuterà a scegliere il modello più adatto alle vostre esigenze, e a questo scopo la nostra guida all’acquisto vi sarà di grande aiuto. Se avete già le idee chiare in merito, invece, allora potete scegliere uno qualsiasi tra i diversi modelli esaminati nella nostra classifica, visto che si tratta di quelli attualmente più richiesti sul mercato. I più apprezzati dagli acquirenti, nonché quelli che contano il maggior numero di vendite, sono soprattutto il Deyard EH101, un modello a mano adoperato da medici, fisioterapisti, atleti e sportivi, e il Bes 23279, un dinamometro digitale ideale per i venditori al dettaglio di generi alimentari, ortaggi, frutta e verdure.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Gli 8 migliori dinamometri – Classifica 2025

 

A seguire troverete un’analisi dettagliata degli otto dinamometri che al momento godono del maggior successo di mercato grazie alle caratteristiche, alle prestazioni e al prezzo, classificati in base al numero di esemplari venduti.

 

 

1. Deyard EH101 dinamometro elettronico con misuratore a grip 

 

Al primo posto tra i modelli più venduti troviamo il Deyard EH101 che, secondo i pareri degli acquirenti, è uno dei migliori dinamometri del 2025 tra quelli a destinazione d’uso specifica. La caratteristica principale di questo dispositivo, infatti, è quella di essere stato progettato apposta per l’uso medico e sportivo, e quindi al posto del gancio di pesatura possiede una grip che permette di misurare la forza della presa delle mani. 

Il processore integrato elabora i risultati del test e fornisce la classificazione “debole”, “normale” o “pesante” in base all’età e al sesso del soggetto che lo esegue; il risultato è visualizzato sull’ampio display LCD, sotto il quale si trovano i quattro pulsanti di controllo dello strumento.

L’EH101 è in grado di memorizzare i dati di misurazione in modo da poterli confrontare in seguito, e per diciannove diversi utenti; il dispositivo è certificato ISO, funzionale e soprattutto attendibile nelle misurazioni.

 

Pro

Medicina e sport: Le caratteristiche offerte dal Deyard EH101 lo rendono ideale per l’uso sportivo e medico, per testare la forza della presa e l’incremento della stessa nel tempo, dopo le sessioni di allenamento o terapia.

Doppia scala di misura: La capacità massima di misurazione arriva a 90 chilogrammi, e sul display può essere visualizzata anche in libbre, secondo la scala imperiale di misurazione del peso.

Facile da usare: Le diverse modalità di misurazione si possono settare in maniera estremamente semplice, inoltre è fornito perfino della rotellina per regolare la grip in base alle dimensioni della mano.

 

Contro

Batterie non incluse: L’unica pecca di questo dinamometro digitale è che bisogna spendere qualche euro in più per acquistare le batterie, non incluse nella confezione.

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2. Bes 23279 dinamometro digitale a gancio di tipo professionale

 

Prima di cercare dove acquistare un dinamometro digitale di tipo professionale per la pesatura a gancio, fareste bene a dare un’occhiata ravvicinata al Bes 23279; si tratta infatti di uno dei modelli venduti online più richiesti nella categoria dei prodotti a prezzi bassi.

Il vantaggio principale del Bes 23279 sta soprattutto nel costo accessibile e nel livello di prestazioni, ideale per chi non ha particolari esigenze di precisione; le misurazioni, infatti, possono essere visualizzate sia in chilogrammi sia in libbre, con incrementi minimi di 50 grammi. 

Pur essendo un dispositivo digitale è dotato di moschettone, gancio e molla meccanica in acciaio, quindi offre una portata massima di ben 200 chilogrammi. Le sue caratteristiche lo rendono adatto sia ai pescatori sia per i venditori ambulanti di ortofrutta, generi alimentari e altri prodotti valutati a peso. Ha il display retroilluminato e tre pulsanti: On/Off, la modalità di misurazione e la tara.

 

Pro

Facile da usare: Dispone solo di tre pulsanti: quello di accensione e spegnimento, uno per selezionare la modalità di misurazione, in chilogrammi o libbre, e il pulsante per inserire il peso della tara.

Robusto e capace: La struttura principale, il moschettone e il gancio sono in acciaio, il che gli permette di avere una capacità massima di pesatura di ben 200 chilogrammi.

Economico: Il costo di questo dinamometro è decisamente conveniente, soprattutto in rapporto alla qualità e al livello di prestazioni, ideale per chi non ha grosse esigenze in termini di alta precisione.

 

Contro

Consumo batterie: Le batterie tendono a scaricarsi in fretta, quindi meglio utilizzare quelle ricaricabili ad alta durata e rimuoverle quando il dispositivo non viene usato.

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3. OX dinamometro da gru con gancio industriale a sospensione

 

Il dinamometro OX è una bilancia a bilico che funziona secondo lo stesso principio della Bes 23279 ma, in comparazione al modello esaminato in precedenza, questo può essere considerato a tutti gli effetti di categoria professionale.

L’OX, infatti, è un dinamometro da gru con gancio industriale per la pesatura a sospensione di carichi fino a una portata massima di una tonnellata; il display LCD a sei cifre, infatti, permette la pesatura di solidi e fluidi fino a 1.000 chilogrammi e un decimale con una tolleranza di mezzo chilogrammo, sia secondo la scala imperiale sia internazionale. È dotato anche delle funzioni di memorizzazione e tara ed estremamente solido, interamente realizzato in acciaio.

È alimentato da una batteria interna che ha un’autonomia variabile dai quattro ai sei mesi ed è ricaricabile mediante l’apposito adattatore fornito nella confezione; è consigliata soprattutto per uso industriale, per la pesatura di grandi sacchi, palloni o barili.

 

Pro

Per uso industriale: La OX è la bilancia a bilico ideale per chi ha esigenze d’uso industriale; la sua portata massima, infatti, è di 1.000 chilogrammi e lo scarto di precisione è di soli 500 grammi.

Versatile: Può essere usata per pesare tanto i solidi quanto i fluidi, sia secondo il sistema di misura internazionale, quindi chilogrammi e litri, sia secondo la scala imperiale in libbre e once.

Batteria interna: L’alimentazione è fornita da una batteria interna ricaricabile mediante adattatore di rete, e l’autonomia massima può arrivare a ben sei mesi.

 

Contro

Moschettone: La bilancia ha una capacità massima di 1.000 chilogrammi, ma il moschettone in dotazione no, quindi va sostituito con uno di portata analoga.

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4. Each Crane Scale CC-298 dinamometro digitale portata 300 kg

 

Il dinamometro digitale prodotto per il brand Each si distingue innanzitutto per la sua versatilità d’uso; in quanto le applicazioni a cui è possibile destinare questo dispositivo sono molteplici, e vanno dalla pesatura bagagli e merci, incluso bestiame e selvaggina, fino al calcolo di applicazione della forza.

Le unità di misura con cui può essere impostato sono tre infatti: chilogrammi, libbre e newton; possiede anche la modalità tara ed è interamente realizzato in acciaio, visto che la sua portata massima è di ben 300 chilogrammi. La confezione include anche il moschettone a U, un gancio a S, due guarnizioni in gomma, una forcina, tre batterie dimostrative AA e il manuale delle istruzioni.

La sua versatilità lo rende adatto per una vasta gamma di applicazione sia in ambito amatoriale sia professionale; l’unica pecca, purtroppo, consiste nel manuale delle istruzioni, che è soltanto in lingua inglese e quindi poco comprensibile per alcuni.

 

Pro

Unità di misura: Sono tre le unità di misura che possono essere impostate sul dinamometro Each: chilogrammi, libbre e newton. Oltre al peso, quindi, è in grado di misurare anche la forza-peso.

Solido e capace: La sua portata massima è di ben 300 chilogrammi e di conseguenza è interamente realizzato in acciaio, con un design che lo rende estremamente compatto e robusto.

Versatile: Le sue caratteristiche lo rendono adatto per una vasta gamma di applicazioni, sia in ambito domestico e hobbistico sia professionale e industriale.

 

Contro

Istruzioni: Il manuale è disponibile soltanto in lingua inglese, quindi non è adatto per chi non ha dimestichezza con questa lingua.

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5. C.K T6202 088 dinamometro meccanico con scala in ottone

 

Anche se ai più potrà risultare sconosciuto, in realtà il marchio C.K appartiene alla ditta inglese Carl Kammerling International, che da oltre 100 anni produce utensili manuali per uso professionale.

Il T6202 088 è un dinamometro a molla meccanico che si distingue proprio perché non ha nulla di nuovo in termini di design e tecnologia; è interamente realizzato in metallo, con il corpo principale laccato nero, il gancio e l’anello stagnati, in modo da resistere alla corrosione, e la piastra anteriore in ottone che riporta la doppia scala in chilogrammi e libbre, calibrata con intervalli di 1 libbra e 0,5 kg.

Si tratta quindi di uno strumento di misura il cui aspetto, nonché il principio di funzionamento, sono rimasti inalterati nel tempo da cent’anni a questa parte; la sua portata massima è di 40 kg, ma data la sua tipologia è ovvio che la precisione non è assoluta.

 

Pro

Vintage: Anche se non è il miglior dinamometro tra tutti quelli che abbiamo esaminato nella nostra guida, il C.K è comunque un classico intramontabile; infatti è in tutto e per tutto identico ai dinamometri che venivano costruiti e usati un secolo fa.

Bilancia per dettaglianti: La sua portata massima da 40 kg e le dimensioni tascabili lo rendono ideale come bilancia per la vendita al dettaglio e per la pesatura rapida di un’ampia gamma di merci e generi alimentari.

Economico: Oltre a essere pratico per le sue dimensioni compatte, il dinamometro C.K costa anche poco; essendo meccanico, inoltre, non ha bisogno di batterie e quindi non ha spese di gestione.

 

Contro

Precisione: L’unica pecca è il livello di precisione dello strumento, che per sua natura non è assoluto, ma questo è un dettaglio più o meno relativo a seconda dei casi.

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6. Dr.meter Bilancino Digitale Elettronico

 

Se le vostre esigenze di pesate sono limitate a un utilizzo sporadico e non professionale, allora questa soluzione di Dr.meter può fare al caso vostro, tenendo conto che ha una capacità massima di 50 chilogrammi. Può dunque essere sfruttata, per esempio, da chi deve volare per controllare il bagaglio a mano o da un pescatore per sapere quanto pesa la sua ultima preda. La precisione del piccolo dinamometro digitale è soddisfacente, con uno scarto di una decina di grammi, con le informazioni che vengono mostrate sullo schermo LCD in modo sempre chiaro e visibile. 

Tramite la pressione di un tasto è possibile modificare, in base alle esigenze, l’unità di misura passando da grammi a libbre. Ulteriore comodità è quella rappresentata dal metro a nastro integrato, così che oltre al peso potrete anche conoscere le dimensioni di un oggetto o di un pesce. L’alimentazione avviene tramite due pile AAA che, tra l’altro, sono incluse nella confezione di vendita. 

La struttura è in plastica ma restituisce una bella sensazione di solidità, inoltre alcune parti come il gancio e il manico sono in acciaio. Proprio le dimensioni del gancio – contenute – possono rivelarsi un ostacolo qualora abbiate la necessità di pesare una valigia più grande di un trolley. Ottimo il prezzo di vendita. 

 

Pro 

Qualità: Realizzato con materiali che restituiscono una soddisfacente sensazione di solidità, assolve al meglio il suo compito, riuscendo a pesare oggetti fino a un massimo di 50 chilogrammi. 

Schermo: Ampio e retroilluminato, permette di vedere al meglio le informazioni. Inoltre, tramite la pressione di un tasto, si può modificare l’unità di misura in base alle esigenze.

Metro: Include anche un pratico metro a nastro, così che, oltre al peso, potrete misurare anche le dimensioni degli oggetti o, nel caso dei pescatori, dei pesci catturati. 

 

Contro 

Dimensioni del gancio: Questo elemento, sebbene realizzato in acciaio inox, non è molto grande dunque potrebbe essere un problema utilizzarlo per misurare valige di ampie dimensioni.

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7. Homyl dinamometro meccanico da laboratorio per esperimenti di fisica

 

L’articolo più economico esaminato nella nostra guida, invece, è quello prodotto per il brand Homyl; nella fattispecie si tratta di un dinamometro meccanico a molla per gli esperimenti da laboratorio. Realizzato in ferro e plastica, essendo un modello da laboratorio è tarato esclusivamente sulla scala dei newton. La sua portata massima è di 5 newton e lo scarto di precisione è di appena 0,05 newton; dal punto di vista delle prestazioni, quindi, è uno strumento adatto anche per l’uso professionale.

Dato il costo contenuto e i materiali di fabbricazione modesti, però il dinamometro Homyl si presta soprattutto per l’utilizzo didattico, quindi è consigliato come attrezzatura per i laboratori scientifici delle scuole superiori, oppure per l’uso scientifico in ambito domestico e amatoriale.

L’unica pecca, come accennato anche in precedenza, consiste nella modesta qualità dei materiali, che incide molto sulla durabilità dello strumento.

 

Pro

Da laboratorio: L’Homyl è ideale come attrezzatura da laboratorio per le scuole superiori e per l’uso domestico da studio, negli esperimenti di fisica; la sua portata massima è di 5 newton.

Preciso: Nonostante sia uno strumento di misurazione economico, è estremamente funzionale e attendibile ha uno scarto di precisione di appena 0,05 newton, quindi è adatto anche come bilancia di precisione per piccole quantità.

Basso costo: Il prezzo è a dir poco irrisorio, quindi estremamente conveniente; soprattutto nell’ottica dell’utilizzo come bilancia di precisione.

 

Contro

Durabilità: I materiali di fabbricazione sono di qualità mediocre, quindi se lo usate in modo intensivo non aspettatevi che duri a lungo; dato il costo, però, è anche comprensibile.

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8. Beslands SF-500 dinamometro digitale di alta precisione 

 

Il Beslands SF-500, invece, è un dinamometro digitale di alta precisione per uso professionale, progettato per misurare le forze di spinta e trazione. Il suo design è studiato apposta per l’uso manuale ed è dotato di un display retroilluminato, in modo da poter essere utilizzato anche in condizioni di scarsa visibilità. 

Ha una portata massima di 50 chilogrammi e tre scale di misura, newton, chili e libbre, con valori di carico di 0,1 N, 0,01 kg, 0,01 lb e uno scarto di precisione di +/- 0,5% appena. È compatto e piccolo, alimentato da una batteria ricaricabile integrata che assicura un’autonomia operativa di 15 ore in funzionamento continuo, o per circa 300 misurazioni.

Tra i vari modelli esaminati, il Beslands è il miglior dinamometro professionale per i tecnici manutentori che devono eseguire regolarmente prove di trazione e spinta ad alta precisione; proprio per questo, però, è caratterizzato da un prezzo decisamente alto.

 

Pro

Professionale: Il dinamometro Beslands SF-500 è uno strumento professionale progettato per i test di spinta e trazione, quindi ottimo per i tecnici che si occupano dell’installazione e della manutenzione delle porte tagliafuoco.

Preciso: La sua portata massima è di 500 newton/50 chilogrammi, e con una tolleranza di appena lo 0,5% in più o in meno, è anche estremamente preciso; ottimo per eseguire i test ai fini della certificazione di sicurezza.

Facile da usare: Ha un design compatto e leggero che ne facilita sia il trasporto sia l’utilizzo, alla stregua di un dispositivo palmare; il display retroilluminato permette di lavorare anche al buio.

 

Contro

Prezzo: L’unico limite è rappresentato dal costo dello strumento, che è decisamente alto e quindi accessibile soltanto per la fascia di utenza professionale.

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Come scegliere i migliori dinamometri

 

Questo oggetto può essere usato sia come bilancia per la pesatura di oggetti voluminosi, sia come strumento per misurare la forza-peso applicata a un oggetto o esercitata dalla mano; per capire quale dinamometro comprare, quindi, è meglio chiarire alcune cose sull’argomento.

Il costo e la destinazione d’uso

Se volete sapere come scegliere un buon dinamometro senza rischiare di vedere deluse le vostre aspettative, cominciamo subito con lo stabilire quali sono le possibili applicazioni di questo strumento.

Il costo dei modelli in commercio, infatti, varia dai 5 ai 350 euro o anche di più, a seconda della tipologia e della destinazione d’uso; non tutti, inoltre, hanno le stesse caratteristiche, e dato che la destinazione d’uso dipende in larga parte da queste ultime, è bene conoscerle il più possibile.

La maggior parte dei modelli in uso sono destinati alla pesatura di oggetti e merci, e quindi sono strutturalmente basati sul meccanismo a molla, che in ambito industriale e commerciale è detto anche “a bilico”; in questo caso la spesa può oscillare dai 5 ai 150 euro circa, a seconda del modello scelto e della portata massima.

I più diffusi sono quelli destinati alla pesatura delle valigie, usati dal personale degli aeroporti, e quelli adoperati dai venditori al dettaglio di generi alimentari e ortofrutta, il cui prezzo raramente supera i 30-35 euro e la cui portata può raggiungere perfino i 300 chilogrammi.

 

I dinamometri per uso industriale

I modelli progettati per l’uso industriale sono solitamente noti come “bilance da gru”, e fatte le debite eccezioni sono quasi tutti digitali. Il loro costo parte dai 50 euro dei modelli più economici fino ai 150 euro circa; se vi occorre acquistare un dinamometro di questo tipo, però, dovrete tenere conto di un particolare di estrema importanza, e cioè che la portata massima di misurazione dello strumento, spesso e volentieri, non corrisponde con la capacità di carico del gancio in dotazione.

Questo succede soprattutto con i modelli più economici, ovviamente, quindi se vi orientate verso uno di questi dovrete eventualmente mettere in conto la spesa per l’acquisto di un ulteriore gancio, a seconda delle esigenze del caso. In termini di precisione, invece, lo standard è simile per tutti i modelli, con uno scarto dello 0,5% circa.

Altre applicazioni

Quasi tutti i dinamometri sono tarati per misurare nella scala dei chilogrammi e delle libbre, ma molti sono in grado di eseguire misurazioni anche sulla scala dei newton, e quindi sulla forza-peso. La spesa, in questo caso, varia dai 10 ai 25 euro circa per i modelli da laboratorio e dai 25 ai 350 euro e oltre per quelli utilizzati in ambiti specifici.

In campo medico e sportivo, per esempio, viene adoperato per misurare l’intensità della presa della mano, e fisioterapisti, atleti e medici dello sport ne fanno largo uso; in ambito civile, invece, il dinamometro con scala newton viene usato dai tecnici specializzati nell’installazione e nella manutenzione di elevatori, porte tagliafuoco e altri elementi che richiedono una precisa misurazione della forza-peso a cui sono sottoposti.

 

 

 

Come costruire un dinamometro

 

I materiali richiesti

Le seguenti istruzioni sono ovviamente riferite alla costruzione di un dinamometro meccanico a molla di tipo semplice, per pesare corpi leggeri; la prima cosa da fare, quindi, è procurarsi tutti i materiali necessari.

Per la costruzione occorrono un pezzo rettangolare di legno massello, della larghezza di due o tre centimetri e la cui lunghezza dovrà essere proporzionata alla portata massima di peso che si desidera assegnare al dinamometro, una molla metallica a trazione in acciaio armonico con ganci alle estremità, una vite, del filo e un gancio metallico, un righello e una matita per segnare gli intervalli della scala graduata.

Al posto del legno è possibile usare delle sezioni di tubo in plastica trasparente di differente diametro, ma in questo caso il procedimento diventa leggermente più complesso.

Come procedere

Innanzitutto praticate un foro a un’estremità del pezzo di legno, in modo da poterlo successivamente appendere a un chiodo o a un gancio, e poi, poco al di sotto del foro, fissate la vite facendo attenzione che sporga quanto basta da permettere che, una volta posizionato il dinamometro verticalmente, la molla possa trovarsi perpendicolarmente in asse e sfiorare appena la superficie del legno.

Procedere fissando uno dei ganci della molla alla vite, aiutandovi con un po’ di filo metallico per fare in modo che rimanga in sede, e lasciandola pendere inerte usate la matita per segnare una tacca sul pezzo di legno all’altezza dell’estensione massima del gancio inferiore della molla.

A questo punto il più è fatto, il vostro elementare dinamometro è pronto e riporta già l’indicazione per la tacca 0 della scala graduata; tutto quel che rimane da fare per completare l’opera, quindi, è procedere con la taratura.

La taratura e il peso campione

Per la taratura dovrete decidere innanzitutto che scala di misura usare: newton, chilogrammi o libbre, in quanto a seconda della scala scelta dovrete variare il peso campione. Per quest’ultimo è consigliabile usare una comune bottiglia di plastica; per eseguire la taratura in chilogrammi, per esempio, mettete la bottiglia di plastica vuota su una bilancia digitale da cucina, poi riempitela di acqua fino a raggiungere un peso complessivo equivalente all’intervallo che volete assegnare alla scala, per esempio 25 grammi.

Appendete poi la bottiglia al gancio inferiore della molla, aiutandovi con del filo metallico se serve, e poi procedete a segnare una tacca all’altezza dell’estensione massima raggiunta dal gancio inferiore della molla.

A questo punto potete procedere in due modi; il primo è quello di continuare a riempire la bottiglia raggiungendo i multipli di 25, quindi 50, 75, 100, 125 e così via fino a 500 grammi o 1 chilo, ed eseguendo la pesatura sul dinamometro a ogni multiplo, in modo da riportare l’esatta posizione della tacca.

Il secondo, più semplice, è quello di utilizzare il righello per misurare la distanza tra la tacca 0 e la tacca 25 sul pezzo di legno, in modo da poter segnare le tacche successive basandosi sulla distanza che intercorre tra le stesse. 

 

 

 

Domande frequenti

 

Come misura il dinamometro?

Il meccanismo di funzionamento del dinamometro, e quindi il suo metodo di misurazione, è basato sulla legge di Hooke, secondo la quale la deformazione di un materiale elastico è direttamente proporzionale alla forza applicata al materiale stesso. La misurazione, di conseguenza, è ottenuta mediante un indicatore il cui movimento è il risultato della combinazione di due forze: la forza peso e la forza elastica.

I dinamometri digitali funzionano secondo lo stesso principio, solo che nel loro caso il dispositivo meccanico ha dimensioni ridotte e viene tarato elettronicamente, in modo da poter visualizzare la misurazione su un display LCD.

Sostanzialmente, quindi, in entrambe le tipologie di strumento il modo di misurazione non cambia. La massa applicata al gancio del dinamometro, quindi, fa sì che la molla al suo interno si allunghi di una certa quantità sotto l’azione della forza peso, che è diretta verso il basso, mentre allo stesso tempo riceve una spinta opposta verso l’alto dalla forza elastica

Come si tara un dinamometro?

La taratura di un dinamometro viene eseguita applicando dei pesi campione al gancio e segnando delle tacche in corrispondenza alla massima estensione raggiunta in relazione al peso applicato.

Le scale di misura più utilizzate sono tre: il sistema internazionale di misura del peso in chilogrammi, quello imperiale in libbre e quello scientifico in newton; le tre scale, ovviamente, differiscono tra loro quindi per tarare correttamente un dinamometro multiscala vengono usati dei pesi campione relativi a tutte e tre le scale di misura.

La libbra, per esempio, ha avuto valori variabili a seconda dei paesi e delle epoche storiche; l’unità adottata ai giorni nostri è la libbra britannica, detta anche libbra internazionale, che equivale precisamente a 453,29 grammi. Il newton, invece, è un’unità di misura adottata soprattutto in ambito scientifico, ed è equivalente a 102 grammi.

É ovvio quindi che, a seconda del tipo di scala graduata da riportare sullo strumento, la taratura può essere un’operazione più o meno complesso in quanto richiede l’uso di un numero di pesi campione proporzionale alla portata massima che si desidera assegnare allo strumento.

 

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Questi prodotti sono tra quelli più consigliati, ma al momento non sono disponibili

 

 

Mirstore dinamometro bilancia digitale a bilico con portata da 1.000 kg

 

Il dinamometro digitale a bilico Mirstore è un modello praticamente analogo a quello prodotto dalla ditta OX, che abbiamo esaminato prima.

Sia l’aspetto esteriore sia le caratteristiche tecniche di questa bilancia industriale da gru, infatti, sono praticamente le stesse: la sua portata massima è di 1.000 kg e lo scarto di precisione è di 500 grammi, il display LCD è in grado di visualizzare tre diverse scale di misura: chilogrammi, libbre e newton, ed è alimentato da una batteria interna ricaricabile mediante l’apposito cavo con adattatore di rete.

Come il dinamometro OX, anche il Mirstore è adatto soprattutto in ambito industriale, nei magazzini, nelle cooperative agricole e in altri ambiti dove è necessario pesare grandi sacchi o imballaggi voluminosi. I limiti del Mirstore, però, sono rappresentati dal costo, più alto rispetto all’OX, e dalla sensibilità estrema, che impedisce una lettura stabile del peso se il carico oscilla anche di poco.

 

Pro

Industriale: Anche la Mirstore è un dinamometro a gancio da gru destinato prevalentemente all’uso industriale, la sua portata massima è di 1.000 chilogrammi con una tolleranza di appena 500 grammi.

Tripla scala: L’unità di scala può essere impostata in chilogrammi, libbre e newton, quindi è in grado di misurare sia il peso sia la forza-peso; questo la rende estremamente utile anche per stabilire il carico ottimale nei trasporti.

Autonomia: La sua alimentazione è fornita da una batteria interna che offre un’elevata durata, ma può essere alimentata in maniera continua anche mediante il cavo di ricarica con adattatore di rete.

 

Contro

Prezzo: Costa di più rispetto all’OX, che è virtualmente identica ma più economica. Inoltre sembra essere più precisa, però ha una maggiore sensibilità al movimento del carico.

 

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Trapani

Come funziona e a cosa serve il martello demolitore

 

Tutto quello che c’è da sapere su uno degli attrezzi più emblematici e importanti per chi lavora nel campo dell’edilizia e delle ristrutturazioni.

 

Il martello demolitore è una variante ad alimentazione elettrica di quello pneumatico e, come quest’ultimo, è una macchina perforatrice a percussione che viene adoperata frantumare rocce, mattoni, laterizi, cemento, calcestruzzo o asfalto, a seconda del contesto in cui viene usato.

 

Le applicazioni del martello demolitore

Come lascia intuire il nome stesso, quindi, questo attrezzo serve fondamentalmente per i lavori di demolizione, in particolar modo delle opere in muratura, e quindi trova largo impiego soprattutto nel campo dell’edilizia e delle costruzioni.

Prima abbiamo accennato al fatto che il martello demolitore sia una variante derivata dal pneumatico; sulle caratteristiche specifiche e sul principio di funzionamento torneremo a parlare in maniera più approfondita nel prossimo paragrafo, nel frattempo però è importante stabilire alcune differenze fondamentali che possono aiutarci a comprendere meglio le sue applicazioni d’uso.

Il martello pneumatico è più grande, più pesante e spesso anche più potente, di conseguenza è impiegato per lavori di grossa portata, soprattutto nel campo dell’ingegneria civile per la manutenzione di ponti e strade, e nei cantieri dove si costruiscono grandi opere. Il demolitore, invece, è caratterizzato da dimensioni più compatte, di conseguenza è più adatto a lavorare negli spazi ridotti; essendo più leggero e maneggevole, inoltre, può essere facilmente usato anche per lavorare su elementi verticali e sui soffitti.

Le sue caratteristiche specifiche, quindi, lo rendono particolarmente adatto non solo per il lavoro sui cantieri delle grandi opere, nelle zone dagli spazi ridotti, ma soprattutto nei lavori di costruzione o ristrutturazione di piccoli immobili; e infatti il martello demolitore più venduto è proprio quello destinato a questo specifico tipo di applicazione, sia in ambito domestico e hobbistico sia professionale.

Un altro settore che vede l’uso massivo e intensivo del martello demolitore, inoltre, è quello dell’estrazione mineraria, dove questo attrezzo ha sostituito quasi del tutto il piccone.

 

Come funziona il martello demolitore

I martelli pneumatici sono azionati mediante aria compressa; la punta, ovvero l’utensile perforante montato alla sua estremità anteriore, viene sottoposto a un movimento battente periodico e alternato generato appunto dall’aria compressa, che viene convogliata con una pressione variabile.

Nella versione pneumatica dell’attrezzo, quindi, è la pressione stessa dell’aria a determinare il suo funzionamento, grazie alla forza d’urto che essa applica alla base dell’utensile perforante.

I martelli demolitori hanno lo stesso principio di funzionamento di quelli pneumatici, solo che la metodologia utilizzate è differente. Il movimento battente della punta, infatti, viene ottenuto sempre mediante l’onda d’urto generata dall’aria sotto pressione, ma questa invece di essere fornita da un compressore esterno viene generata da un motore elettrico integrato nell’attrezzo.

Il movimento rotatorio del motore, mediante una serie di ingranaggi, viene applicato a un pistone e convertito in movimento lineare alternato; il rapido movimento del pistone genera a sua volta forti onde di pressione all’interno di una piccola camera collocata tra il gruppo motore e l’innesto della punta perforante.

Tra la punta e il motore elettrico non c’è soluzione di continuità quindi, anche perché un collegamento fisico diretto darebbe luogo a forti contraccolpi di ritorno che andrebbero a danneggiare il motore stesso e causerebbero seri problemi all’operatore; il rapido movimento del pistone che comprime l’aria nella piccola camera, invece, genera onde d’urto la cui forza è trasmessa alla base della punta in maniera indiretta, evitando così il rinculo della forza.

In questo modo la potenza di rotazione del motore viene trasformata in potenza battente in grado di demolire la superficie sulla quale viene utilizzato l’attrezzo. Alcuni martelli demolitori, inoltre, a parte il movimento percussivo, possono applicare alla punta anche un movimento rotatorio che va a combinarsi con quello del colpo battente, incrementando ulteriormente l’efficienza nella demolizione di superfici particolarmente compatte, come la roccia o il cemento.

 

Caratteristiche e prestazioni

Come abbiamo accennato nel paragrafo relativo alle sue diverse applicazioni, il martello demolitore è caratterizzato da una potenza inferiore rispetto a quello pneumatico ma questo non significa che sia meno funzionale al suo scopo.

Le dimensioni ridotte e il diverso metodo usato per generare la forza demolitrice, infatti, sono finalizzati a consentire il suo utilizzo in circostanze e in contesti ben specifici; di conseguenza i diversi modelli disponibili in commercio si differenziano in base alle caratteristiche possedute e al livello di prestazioni.

È superfluo ricordare che i modelli più economici sono quelli meno prestanti, ovviamente, e in genere sono quelli caratterizzati dalla minore potenza in assoluto; nell’ottica di utilizzi occasionali e per compiti non troppo gravosi, però, i martelli demolitori a basso costo offrono la stessa validità di un modello di fascia elevata destinato all’impiego professionale.

A differenza degli altri elettroutensili, la cui potenza è calcolata sulla base dei kiloWatt che l’attrezzo assorbe, per i martelli demolitori si usa il parametro dei Joule; questo può variare da 1,5 a 26 e oltre, a seconda del modello scelto. In alcuni casi questi attrezzi possono essere categorizzati anche in base al loro peso, per esempio fino a 6 chilogrammi, da 6 a 11 chilogrammi e così via; il peso dell’attrezzo, però, contribuisce all’intensità della forza applicata al colpo ma non la determina; questa, infatti, è sempre frutto delle caratteristiche e della potenza del motore, che fa la differenza sul tipo di prestazioni offerte dall’attrezzo.

Minore sono il peso e il numero di Joule, quindi, e più il martello è limitato soltanto a lavori di demolizione leggeri o di media entità; per lavori di grossa entità, come la rimozione di elementi portanti o di massetti in cemento armato, per esempio, occorrono demolitori in grado di generare un elevato numero di Joule.

Il tipo di attacco per la punta, inoltre, incide sulla versatilità dell’attrezzo, in quanto permette di cambiare il tipo di punta montata sull’attrezzo, e di passare da quelle perforanti agli scalpelli a seconda delle esigenze del caso. L’attacco determina anche la classe dell’attrezzo; lo standard SDS, per esempio, è caratteristico dei martelli demolitori destinati a uso hobbistico o domestico, mentre l’SDS-Max è distintivo di quelli destinati a uso professionale.

 

 

 

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Trapani

3 consigli per scegliere il giusto martello demolitore

 

Vediamo insieme quali sono le caratteristiche che permettono di determinare che tipo di lavoro è in grado di affrontare un martello demolitore.

 

Questo articolo è destinato soprattutto agli appassionati del fai da te e agli hobbisti principianti, che hanno ancora poca esperienza e quindi sono più esposti al rischio di valutare le attrezzature di lavoro basandosi su parametri scorretti. Dal momento che gli elettroutensili sono abbastanza costosi, e tra questi anche i martelli demolitori, prima di acquistarne uno è bene capire quali sono i requisiti a cui bisogna fare attenzione, e come incidono sul livello di prestazioni e sulla destinazione d’uso dell’attrezzo.

Il martello demolitore non è altro che una variante più compatta, più leggera e meno potente di quello pneumatico, ma di gran lunga più versatile e adatta per i lavori di demolizione su scala ridotta.

In ambito domestico e hobbistico questo attrezzo è molto utile nei lavori di costruzione e ristrutturazione; per rimuovere le piastrelle da pareti e pavimenti, per esempio, per demolire tramezzi, rimuovere massetti di cemento, rocce particolarmente grandi e pesanti dai giardini, praticare buchi nei solai e altro ancora.

A seconda della compattezza e della durezza del materiale da rimuovere, quindi, sono richiesti un certo livello di potenza e la possibilità di poter cambiare il tipo di punta utilizzata, andiamo quindi a vedere quali sono le caratteristiche distintive di questi elettroutensili.

 

La potenza è determinante per il tipo di lavoro

Per scegliere il miglior martello demolitore, quindi, bisogna innanzitutto capire per quale tipo di lavoro bisogna adoperarlo; il primo e più importante requisito, infatti, è quello della potenza.

A differenza dei trapani, delle seghe e degli altri elettroutensili, la potenza di un martello demolitore non è stabilita dal numero di Watt assorbiti dal motore, ma dalla potenza in Joule che questi è in grado di imprimere al colpo. Maggiore è la potenza in Joule e più efficace è lo strumento nel demolire materiali estremamente duri e compatti, come cemento armato, calcestruzzo o roccia.

La potenza in Joule può variare a seconda del modello e della fascia di prezzo a cui appartiene, partendo dai modelli più economici che sviluppano una forza per colpo di circa 1 o 2 Joule fino a quelli più costosi, che sono in grado di generare fino a 26 Joule e oltre.

Se bisogna demolire una parete di mattoni, oppure opere in muratura fatte con laterizi o con materiali di media durezza, allora non serve che il martello sia molto potente, anzi un modello economico è la soluzione migliore in casi. Se invece bisogna tirar via un massetto in cemento, oppure affrontare dei lavori di media entità ma in maniera regolare e intensiva, allora conviene puntare su un modello di fascia medio-alta.

Il costo può variare di molto infatti, da un minimo di 50 fino a 2.500 euro e oltre, a seconda del modello; è chiaro che nella fascia più alta di prezzo si trovano i modelli destinati a uso professionale intensivo, ma questo non significa che i martelli demolitori di fascia media non possano essere funzionali anche per applicazioni professionali.

Nel complesso, quindi, possiamo dire che se l’attrezzo serve soltanto per il fai da te, quando si va a scegliere il modello da acquistare bisogna controllare la potenza e restare entro un limite che non oltrepassa i 5 Joule per colpo, in questo caso il prezzo dell’elettroutensile difficilmente supererà i 250 euro circa.

 

I diversi standard dell’attacco

Un altro elemento determinante è rappresentato dal tipo di attacco posseduto dal martello; quest’ultimo, come i trapani, è dotato di un mandrino destinato ad accogliere l’utensile demolitore. A differenza dei pneumatici, che generano soltanto il movimento di percussione, alcuni martelli demolitori sono in grado di imprimere alla punta anche un movimento rotatorio, quindi il mandrino è molto simile a quello dei trapani ma possiede un tipo di standard diverso, visto che lo spessore delle punte demolitrici è maggiore rispetto a quello delle punte per trapano tradizionali.

Nella fattispecie parliamo dell’attacco SDS, che è disponibile in due varianti: originale oppure SDS-Max. Coloro che hanno una maggiore familiarità con gli elettroutensili, potranno facilmente intuire che la differenza fondamentale tra le due varianti consiste nel diametro massimo del codolo che è possibile innestarvi. Questo standard è stato sviluppato dalla nota ditta tedesca Bosch, che ne ha realizzato quattro diverse varianti, ma i martelli demolitori ne adoperano soltanto due.

L’attacco SDS, spesso definito anche SDS-Plus, è stato il primo standard originale e permette di innestare punte il cui codolo ha un diametro compreso tra 6 e 10 millimetri al massimo; questo tipo di innesto, di conseguenza, è utilizzato esclusivamente sui martelli destinati all’uso hobbistico.

L’SDS-Max, invece, permette di innestare punte con il codolo dal diametro fino a 18 millimetri, quindi è adoperato sui martelli demolitori pesanti di media e alta potenza, destinati quindi all’impiego professionale. Ovviamente questi ultimi sono tendenzialmente più costosi rispetto ai martelli demolitori equipaggiati con lo standard SDS originale.

Le punte, le caratteristiche strutturali e il comfort d’uso

Per concludere è bene valutare la versatilità d’uso dell’attrezzo e il comfort d’uso, che deriva in larga parte dalle caratteristiche strutturali dello stesso. Per quanto riguarda le punte, l’attacco SDS, sia quello originale sia quello Max, consente di montarne diversi tipi; queste però sono raramente fornite in dotazione e devono essere acquistare separatamente. La ragione del perché non vengono fornite nella dotazione di accessori però, come succede spesso con i trapani invece, sta nel fatto che non tutti i martelli hanno la funzione rotatoria oltre a quella percussiva; e quindi se avete intenzione di utilizzare questo attrezzo per praticare fori di grosso diametro usando punte elicoidali, per esempio, dovrete fare molta attenzione a questo particolare.

Il comfort d’uso, invece, dipende dalla rumorosità e dalle vibrazioni generate dall’elettroutensile, che pur essendo più contenute rispetto a un martello pneumatico rimangono comunque notevoli.

Se il martello demolitore deve essere adoperato per un tempo prolungato, quindi, questo può causare un elevato stress sia all’operatore sia all’attrezzo in sé, compromettendone la durata. È buona norma, quindi, assicurarsi che il modello scelto sia fabbricato con materiali di buona qualità e ben assemblato, e acquistare cuffie antirumore e guanti imbottiti da indossare nel caso di uso prolungato.

 

 

 

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Graffettatrice

Einhell TC-PN 50 4137790 – Recensione

 

Principale vantaggio

A parte il costo accessibile, la Einhell TC-PN 50 ha il vantaggio di offrire la doppia modalità di utilizzo: graffettatrice e chiodatrice. Questo la rende estremamente versatile e adatta a una vasta gamma di applicazioni: in tappezzeria, falegnameria, officina e per lavori di ristrutturazione domestica. 

 

Principale svantaggio

Nonostante le ottime caratteristiche, la graffettatrice Einhell rimane pur sempre un modello economico progettato soprattutto per l’uso domestico e hobbistico; non è adatta per l’uso intensivo tipico dei lavori professionali più impegnativi.

 

Verdetto 9.6/10

Se non avete particolari esigenze e volete soltanto una graffettatrice  per il fai da te e l’uso domestico occasionale, la Einhell è una delle migliori che potrete trovare in commercio.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Graffettatrice pneumatica facile da usare

Il brand tedesco Einhell è apprezzato soprattutto dalla fascia di utenza composta da hobbisti e amatori; questa ditta, infatti, è ben nota per l’affidabilità e per il costo altamente competitivo dei suoi prodotti, tra l’altro riconoscibili dal tradizionale colore rosso della loro scocca.

Uno degli utensili più diffusi tra gli amanti del fai da te è la TC-PN 50, una graffettatrice economica che ha il vantaggio di offrire un un elevato livello di comfort e versatilità. Infatti a differenza degli altri modelli disponibili nella fascia dei prodotti a basso costo, la maggior parte dei quali sono ad azione manuale e richiedono una notevole forza da parte dell’operatore, la graffettatrice Einhell è un modello ad alimentazione pneumatica predisposta per il collegamento a un compressore.

Lo sforzo richiesto per azionarla, quindi, è minimo, e questa caratteristica oltre a renderla facilmente utilizzabile da parte di chiunque, rende meno faticoso adoperarla in maniera prolungata e continuativa.

Per quanto riguarda la versatilità d’uso, inoltre, è assicurata da un caricatore che è compatibile sia con le graffette sia con i chiodi, il che incrementa notevolmente le sue possibili applicazioni, a partire dalla tappezzeria fino al bricolage e ai lavori di ristrutturazione domestica.

Doppia modalità d’uso e ottima dotazione di accessori

A parte la caratteristica primaria dell’alimentazione pneumatica, il comfort d’uso della graffettatrice Einhell è assicurato anche dall’impugnatura rivestita in gomma morbida antiscivolo, che permette di lavorare in maniera comoda e al tempo stesso sicura, assicurando una presa salda sull’utensile. La sicurezza, inoltre, è ulteriormente incrementata dalla presenza del dispositivo che impedisce l’accensione accidentale dell’utensile.

Le sue dimensioni sono relativamente compatte, quindi è molto maneggevole, e il peso è di soli 1,48 chilogrammi, mentre la pressione massima di esercizio, invece, è di 8,3 bar; il caricatore ha una capacità di 100 pezzi ed è compatibile sia con le graffette da 5,7 millimetri di larghezza, con lunghezza variabile da un minimo di 13 fino a un massimo di 40 millimetri, e con i chiodi da 1 millimetri di diametro, di lunghezza variabile dai 10 ai 50 millimetri, inoltre è dotato anche di un apposito indicatore che mostra il livello di chiodi o graffette rimanenti al suo interno.

A parte le ottime caratteristiche di base, la graffettatrice Einhell è conveniente anche per la sua dotazione di accessori, che include la valigetta per la custodia e il trasporto, un raccordo rapido per il cavo del compressore, due chiavi a brugola, una boccetta di olio e una riserva iniziale di 500 graffette con lunghezze miste 16, 25 e 40 millimetri, e 1.000 chiodi, equamente suddivisi tra quelli di 25 e 40 millimetri di lunghezza.

 

Utensile economico ma affidabile

La TC-PN 50 è una progettata prevalentemente per l’uso hobbistico non intensivo. L’unica pecca degli elettroutensili Einhell infatti, risiede di solito nel loro scarso livello di precisione dovuto a un assemblaggio poco curato è meno controllato rispetto a quello dei prodotti di fascia più alta. Nel caso specifico, però, questa limitazione è meno sentita, perché a differenza degli elettroutensili da taglio e perforazione, il suo grado di precisione non dipende dalle caratteristiche strutturali ma dalle capacità e dall’esperienza possedute da chi la adopera. 

Le limitazioni relative all’uso intensivo e alla compatibilità del caricatore invece, che non è adatto per le graffette e i chiodi delle misure richieste per i lavori professionali più impegnativi e consistenti, ovviamente rimangono; ma questo non toglie nulla alla funzionalità e alle caratteristiche positive che abbiamo esaminato in precedenza.

Proprio per queste ragioni, per la tipica affidabilità della ditta tedesca Einhell e soprattutto per l’eccellente rapporto qualità-prezzo dei suoi prodotti, la graffettatrice TC-PN 50 è uno strumento apprezzato anche da molti artigiani e professionisti, che la adoperano come backup per i lavori meno impegnativi.

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Costruzioni

Le 8 migliori betoniere del 2025

 

Betoniere – Opinioni, analisi e guida all’acquisto 

 

Sorella maggiore del trapano miscelatore, la betoniera è una macchina impiegata nell’edilizia per impastare le componenti delle malte o del calcestruzzo. I modelli professionali possono costare diverse centinaia di euro, quindi l’investimento va ponderato con la massima attenzione. Nella nostra guida per scegliere la migliore betoniera trovate tutte le informazioni necessarie per effettuare un acquisto consapevole e mirato. Se, invece, preferite andare dritti al sodo, potete prendere in considerazione uno degli otto modelli che abbiamo esaminato e messo in comparazione per voi. Si tratta delle betoniere attualmente più vendute e richieste sul mercato, differenziandosi tra loro sia per la capacità di produzione sia per la destinazione d’uso. Tra queste spiccano soprattutto la Boudech 70L, destinata prevalentemente agli utilizzi domestici e hobbistici; e la TimberTech BTNMSH, un modello elettrico di rango semi-professionale, dotato di un tamburo dalla capacità di 140 litri con struttura e telaio in acciaio.

 

 

Tabella comparativa

 

Pregio
Difetto
Conclusione
Offerte

 

 

Le 8 migliori betoniere – Classifica 2025

 

A seguire troverete le betoniere che al momento occupano le prime otto posizioni nella classifica dei modelli più richiesti dai consumatori, e come si può facilmente intuire, la maggior parte sono tutti modelli economici apprezzati soprattutto da hobbisti e amatori.

 

 

Betoniera piccola

 

1. Boudech 70L betoniera impastatrice elettrica certificata CE

 

Una delle migliori betoniere del 2025 tra quelle attualmente disponibili in commercio a prezzi bassi, è questo modello prodotto dalla ditta Boudech, un marchio specializzato nella produzione di una vasta gamma di attrezzature per gli appassionati del bricolage e del fai da te.

Il cestello ha un diametro di 450 millimetri e una capacità interna massima di 70 litri, quanto basta per miscelare adeguatamente un peso complessivo di circa 60 chilogrammi tra cemento, sabbia, legante e acqua. È azionata da un motore da 275 Watt ed è dotata di telaio in metallo con ruote, in modo da poterla spostare agevolmente, e di un sistema di ribaltamento con leva ergonomica al posto del classico volante, al fine di ridurre l’ingombro.

La Boudech è una betoniera piccola ed economica, lavora bene ma produce quantità modeste di cemento quindi è consigliata soprattutto per l’uso domestico, anche per applicazioni non strettamente connesse all’edilizia.

 

Pro

Prezzo: Il successo di mercato della betoniera Boudech è stato sancito soprattutto dall’accessibilità del costo; non a caso, infatti, è una delle più richieste tra i diversi modelli venduti online.

Lenta ma efficiente: Anche se la quantità di cemento che è possibile miscelare in una sola volta è limitata a circa 60 chili, la Boudech è efficiente e fa bene il suo lavoro.

Conforme alle normative CE: Il motore ha una potenza di 275 Watt e, anche se di poco, genera una rumorosità comunque al di sotto della soglia prevista dalle normative europee.

 

Contro

Istruzioni e finiture: Le finiture sono di qualità mediocre, inoltre le istruzioni sono scarse e poco chiare, ma trattandosi di un modello economico non si può pretendere troppo.

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Betoniera elettrica

 

2. TimberTech Betoniera Elettrica BTNMSH – Capacità 140 l, 550 W

 

Agli hobbisti e ai muratori “amatoriali” che si stanno chiedendo dove acquistare una betoniera elettrica di buona qualità che, però, non costi una fortuna, consigliamo la TimberTech BTNMSH, un modello di dimensioni compatte e facile da trasportare che offre tutto lo spazio necessario per preparare discrete quantità di cemento da impiegare per i piccoli lavori di edilizia e ristrutturazione domestica.

Nonostante l’ingombro di soli 123 x 112 x 70 cm, dispone infatti di un tamburo dal diametro di 56,6 cm con una capacità interna massima di 140 litri, equivalenti a una quantità di impasto di circa 80 litri alla volta.

È alimentata da un motore elettrico monofase da 550 watt di potenza montato su un telaio in acciaio verniciato a polvere munito di ruote che permettono di spostarla facilmente da un luogo all’altro senza fare troppa fatica.

La velocità di rotazione della vasca è di 32 giri al minuto e la sua inclinazione può essere regolata tramite una pratica manovella di ribaltamento posta lateralmente per rendere più agevoli le operazioni di carico dei materiali componenti la malta e lo scarico del composto a fine miscelazione.

 

Pro

Affidabile: Nonostante il costo economico e le dimensioni compatte, la betoniera elettrica TimberTech BTNMSH svolge il suo lavoro in maniera efficiente e fa affidamento su una solida struttura in acciaio verniciato a polvere per garantire una lunga durata e un’elevata resistenza all’uso.

Capiente: La vasca da 140 litri permette di impastare discrete quantità di cemento alla volta ed è inclinabile lateralmente, rispetto al volante, per agevolare le operazioni di carico e scarico dei materiali.

Trasportabilità: La mobilità è favorita dalle due ampie ruote poste alla base che consentono di spostarla agevolmente dove serve.

 

Contro

Poco stabile: Dal momento che la macchina traballa parecchio quando è in funzione, si raccomanda di posizionarla su una superficie piana e stabile per evitare che si ribalti durante l’uso.

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Mini betoniera

 

3. T-Mech Miscelatore Elettrico Per Cemento 70 litri 250W

 

Rimanendo sempre in ambito hobbistico e amatoriale, se siete alla ricerca di una mini betoniera da utilizzare in ambienti interni o spazi ridotti, vi consigliamo di dare un’occhiata più da vicino alle caratteristiche offerte dal modello proposto da Dealourus, che abbina una buona qualità costruttiva a dimensioni piuttosto contenute e un prezzo molto competitivo.

In base a quanto emerso dai pareri degli acquirenti, una delle sorprese più interessanti di questa betoniera è sicuramente il motore, che regge benissimo anche i lavori più intensi e prolungati nonostante la potenza di soli 275 watt.

Il tamburo ha una capacità di 70 litri e ruota di 360° a una velocità di 32 rpm per impastare e miscelare il calcestruzzo, la malta e l’intonaco in maniera rapida ed efficace.

Se a ciò si aggiungono una trasportabilità favorita dalle due ampie ruote poste alla base e la presenza di un’ampia pedana d’appoggio che ne garantisce stabilità e sicurezza, merita sicuramente di essere presa in considerazione soprattutto da chi punta alla praticità d’uso e all’efficienza, ma senza per questo spendere un occhio della testa.

 

Pro

Pratica ed economica: Per chi è una new entry nel campo edile, questa betoniera rappresenta un ottimo punto di partenza perché pratica da usare e venduta a un costo decisamente alla mano.

Efficiente: Il motore elettrico da 250 watt si è dimostrato potente e affidabile anche durante le lunghe sessioni di lavoro, riuscendo a impastare anche le miscele di cemento più dense.

Robusta: Nonostante venga proposta a un prezzo di gran lunga più economico rispetto ai principali prodotti concorrenti, è costruita con materiali al top del settore per offrire un elevato livello di resistenza e solidità

 

Contro

Installazione: Da questo punto di vista le istruzioni a corredo sono abbastanza carenti, rendendo il montaggio più difficile e macchinoso per chi non è pratico di fai da te.

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Betoniera Imer

 

4. Imer Betoniera Syntesi S140 Con Motore Elettrico E Bicchiere In Acciaio

 

Per i grossi cantieri e i lavori di edilizia professionale consigliamo, invece, la betoniera Imer Syntesi S140, che si è rivelata un piccolo gioiello di affidabilità ed efficienza anche durante le lunghe sessioni di lavoro.

Realizzata in conformità alla direttiva europea EN 60204-1 sulla sicurezza dei macchinari dal punto di vista del loro equipaggiamento elettrico, dispone di un grado di protezione IP67 contro l’ingresso di polveri e liquidi da qualsiasi direzione, con tanto di arresto d’emergenza che disattiva l’apparecchio in caso di sovraccarico o mancanza di tensione.

Il suo motore elettrico monofase è capace di sviluppare una potenza di 300 watt a 36 giri/min per impastare e miscelare le componenti della malta e del calcestruzzo in modo rapido ed efficace.

Il tamburo in acciaio ha una capacità di 100 litri e si smonta in pochi secondi per agevolare le operazioni di manutenzione, potendo contare su una pratica manovella laterale che consente di inclinare il bicchiere in diciotto posizioni diverse per facilitare il carico dei materiali da miscelare e lo scarico del composto al termine del lavoro.

 

Pro

Professionale: La Imer Syntesi S140 è una betoniera efficiente e affidabile, progettata per gli utilizzi professionali che richiedono performance di un certo livello.

Praticità: Il sistema di ribaltamento a volano è estremamente pratico da usare e può essere bloccato in diciotto diverse posizioni a seconda delle esigenze del caso.

Sicurezza: Oltre a un grado di protezione IP67 che protegge le componenti elettriche dall’acqua e dalla polvere, è presente anche un dispositivo di sicurezza contro il sovraccarico e il riavvio accidentale in caso di mancanza di tensione, in conformità a quanto previsto dalla direttiva europea EN 60204-1.

 

Contro

Rumorosa: Il motore è potente ma anche abbastanza rumoroso, per cui si consiglia l’utilizzo di cuffie protettive per salvaguardare l’udito.

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Betoniera a bicchiere

 

5. Bragagnolo Betoniera 100 litri Mix100

 

Se avete l’esigenza di produrre grossi quantitativi di cemento per effettuare lavori edili o di ristrutturazione importanti, la soluzione su cui puntare è sicuramente una betoniera a bicchiere di grandi dimensioni come la Bragagnolo Mix100.

La sua vasca di miscelazione in acciaio stampato ha una capacità di 138 litri ed è alimentata da un motore elettrico capace di sviluppare 0,4 HP a 23 giri al minuto, che garantisce ottime prestazioni anche in caso di utilizzi intensivi.

Nonostante le dimensioni generose, si trasporta con facilità grazie alla struttura ben bilanciata e alle due grandi ruote alla base che consentono di spostarla da un punto all’altro senza fare sforzi eccessivi.

La struttura smontabile in tre parti permette, inoltre, di caricarla agevolmente in macchina o su un furgone, occupando il minimo spazio quando bisogna metterla via al termine del lavoro.

In comparazione ai modelli esaminati in precedenza è anche molto silenziosa, con un livello di rumorosità di soli 68 dB che consente di lavorare anche all’interno senza causare alcun fastidio.

 

Pro

Capacità: Il tamburo in acciaio stampato ha una capienza complessiva di 138 litri e può produrre fino a 100 litri di cemento alla volta.

Trasportabilità: Le ruote alla base e la struttura compatta ne fanno un attrezzo abbastanza leggero e pratico da trasportare.

Silenziosa: Anche alla massima potenza, il livello di rumorosità è talmente basso (sui 68 dB) da poter essere utilizzata tranquillamente anche all’interno.

 

Contro

Prestazioni modeste: Una betoniera sicuramente molto valida sul fronte hobbistico, ma poco adatta per gli utilizzi professionali in cui sono necessarie prestazioni di un certo livello.

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Betoniera

 

6. Zipper ZI-BTM120 miscelatore per cemento in acciaio da 105 litri 

 

Tra i modelli di fascia media spicca anche la betoniera Zipper ZI-BTM120, che gli acquirenti hanno avuto modo di apprezzare per le sue buone caratteristiche strutturali; ovviamente si tratta di una classica betoniera a bicchiere di dimensioni compatte, quindi destinata a lavori di modesta entità.

La vasca, infatti, ha una capacità di 105 litri, equivalente a una quantità di impasto di circa 75 litri per volta; come accennato in precedenza, però, la Zipper è apprezzata soprattutto per le proprietà anti-torsione del telaio, che la rendono oltremodo stabile. 

Inoltre è equipaggiata con un motore da 550 Watt, quindi risulta anche più potente rispetto agli altri modelli analoghi che abbiamo esaminato nella nostra guida, i quali sono equipaggiati con motori di potenza compresa tra i 200 e 250 Watt. Il costo però è superiore alla media e, per questa ragione, si colloca soltanto al sesto posto della nostra classifica.

 

Pro

Affidabile: La Zipper è una ditta tedesca molto nota per l’affidabilità dei suoi prodotti, e infatti la qualità dei materiali e dell’assemblaggio di questa betoniera elettrica sono superiori allo standard medio.

Stabile e potente: Nonostante la modesta capacità, la Zipper è superiore alla media anche per quanto riguarda la potenza del motore e la stabilità della sua struttura, rinforzata con travetti anti-torsione.

Pratica: Il sistema di ribaltamento a volano con diciotto distinte posizioni di bloccaggio, simile a quello dei modelli professionali, la rende estremamente pratica da gestire.

 

Contro

Prezzo: Nonostante sia un modello non professionale è caratterizzata da un costo superiore alla media, ma del resto anche la qualità e le prestazioni offerte lo sono.

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Betoniera Eberth

 

7. Eberth 140L betoniera elettrica 

 

La betoniera prodotta dalla ditta tedesca Eberth possiede un telaio in acciaio con una piastra ampia alla base, che assicura un supporto sicuro e stabile alla macchina, inoltre è dotata di due ruote gommate che permettono di movimentarla in modo facile e veloce all’occorrenza.

Il tamburo ha una capacità di 140 litri ed è adatto per miscelare la maggior parte dei materiali da costruzione, in particolar modo i massetti, le malte cementizie e gli intonaci, e mediante a una solida corona dentata in acciaio è collegato a un motore da 550 Watt che gli permette di lavorare in maniera rapida ed efficace.

La Eberth 140L è una betoniera apprezzata soprattutto per i piccoli lavori di ristrutturazione domestica, sia per i giardini sia per gli interni; l’unica pecca è la copertura del motore, che è del tutto priva di feritoie per il passaggio dell’aria e quindi incrementa il rischio di surriscaldamento.

 

Pro

Solida e resistente: Sia il telaio sia il tamburo sono interamente realizzati in acciaio verniciato a polvere, quindi è una macchina solida e robusta.

Versatile: Può essere usata sia per miscelare la malta e il cemento, inclusi i massetti, sia gli intonaci per i rivestimenti delle pareti.

Leggera ma stabile: Pesa poco più di 60 chili ed è dotata di ruote, quindi può essere spostata con estrema facilità; l’ampia piastra di appoggio, inoltre, la rende anche stabile.

 

Contro

Copertura motore: Meglio sostituirla o modificarla, in quanto impedisce la circolazione dell’aria ed espone il motore al rischio di fusione per surriscaldamento.

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Betoniera Polieri

 

8. Polieri Betoniera Tech-Pc 190 Con Ribaltamento A Pignone

 

L’ultimo modello della nostra comparativa è la betoniera Polieri Tech-Pc 190, che vanta tutta la qualità e l’efficienza del made in Italy.

È alimentata da un motore elettrico monofase da 0,75 HP di potenza che permette al tamburo di ruotare a una velocità di 23 giri al minuto e possiede un sistema di ribaltamento a pignone bloccabile in dodici posizioni diverse per ottimizzare la miscelazione dei materiali e facilitare, al contempo, le operazioni di scarico del cemento prodotto.

Apprezzata soprattutto nei lavori di ristrutturazione a livello professionale, vanta dimensioni estremamente compatte che la rendono adatta sia per l’uso in interni sia per il trasporto, grazie anche alla presenza di due ampie ruote alla base che facilitano gli spostamenti.

Il piede d’appoggio, invece, assicura una buona stabilità durante l’utilizzo e permette di posizionare la macchina anche su superfici sabbiose o bagnate senza pericolo che si sposti o si ribalti mentre è in funzione.

 

Pro

Versatile: La potenza di 550 watt e la resa di 140 litri rende la betoniera Polieri Tech-Pc 190 adatta sia per i piccoli lavori di ristrutturazione domestica sia per quelli edili di livello professionale.

Qualità costruttiva: Sul fronte dei materiali, il modello si difende abbastanza bene, dimostrando una buona resistenza all’usura e alle sollecitazioni reiterate per servire al suo scopo a lungo nel tempo.

Stabile e facile da spostare: Ha due ampie ruote che consentono di spostarla facilmente e una robusta colonna con base d’appoggio abbastanza larga che assicura una buona stabilità durante l’uso.

 

Contro

Costosa: L’elevata qualità costruttiva e le ottime prestazioni offerte la collocano in una fascia di mercato piuttosto alta e difficilmente accessibile per i semplici hobbisti.

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Come scegliere le migliori betoniere

 

Per capire come scegliere una buona betoniera bisogna innanzitutto conoscere il tipo d’uso che si intende farne e il luogo dove andrà collocata mentre lavora; come vedremo più avanti, infatti, questi sono elementi fondamentali per sapere con certezza quale betoniera comprare.

 

Le betoniere per uso domestico

Il tipo di utilizzo è importante per decidere la fascia di prezzo verso la quale conviene orientarsi per la scelta del modello. Per uso domestico, in questo caso, si intendono solitamente i lavori di ristrutturazione o di ammodernamento di singole unità abitative; la creazione di un massetto di cemento in giardino, per esempio, di un cordolo, oppure la creazione di un muro di cinta o la ristrutturazione di muri e altri elementi portanti.

In questi casi è possibile orientarsi verso le betoniere di fascia economica, il cui costo può variare dai 180 ai 250 euro circa a seconda della capacità del tamburo e della qualità complessiva dei materiali e dell’assemblaggio; il tratto comune di questo tipo di dispositivi, inoltre, è dato dal motore ad alimentazione monofasica, che permette appunto di utilizzarle senza problemi negli ambienti domestici, che di solito sono serviti da un contatore elettrico monofase.

Le betoniere di fascia economica, in termini di struttura e varietà di dimensioni, sono in tutto e per tutto analoghe a quelle di fascia alta; cioè è possibile trovare modelli la cui vasca ha una capacità di 60, 70, 100, 130 o anche 150 litri e oltre, a seconda del caso. La loro efficienza, però, è limitata a piccole quantità di cemento per volta, in genere non più di un sacco o un sacco e mezzo, quanto basta per produrre una o due carriole piene al massimo.

Le betoniere per uso professionale

I modelli destinati all’impiego professionale invece, soprattutto in ambito edile e sui cantieri, si distinguono innanzitutto per il motore, che invece di essere monofase è trifase; Di solito anche la potenza in Watt è maggiore rispetto ai modelli economici, ma la produzione è comunque analoga a quella di una betoniera economica visto che le dimensioni e la capacità sono le stesse.

Quello che cambia è l’efficienza, invece, che è maggiore in quanto le betoniere professionali sono caratterizzate da standard qualitativi più alti, sia per quanto riguarda i materiali sia in termini di progettazione e assemblaggio. Di conseguenza sono in grado di impastare anche le miscele di cemento più dense, e sono anche più solide e stabili a livello strutturale; il sistema di ribaltamento, inoltre, invece di essere azionato a leva come nei modelli più economici, è sostituito dal volante a ruota, molto più pratico ed efficiente da adoperare.

Il costo, per una betoniera professionale parte dai 250 euro circa in su, e può superare anche gli 800 euro a seconda del modello scelto. La cifra sale ulteriormente nel caso dei modelli che hanno caratteristiche speciali, e questo discorso vale sia per gli esemplari destinati all’uso professionale sia per quelli progettati per uso domestico e hobbistico.

 

I modelli “speciali”

Come accennato alla fine del paragrafo precedente, quindi, in commercio esistono anche delle betoniere che hanno delle caratteristiche specifiche destinate all’impiego in condizioni speciali.

Nella maggior parte dei casi la peculiarità di questi modelli sta innanzitutto nel design, che è mirato a rendere la macchina il più compatta possibile; questo tipo di betoniere si distinguono per avere il motore in asse, o quasi, con il centro di rotazione della vasca, che di conseguenza è collocata su un telaio di supporto verticale, oppure a carriola. Sono particolarmente adatte per lavorare negli ambienti chiusi, dal momento che occupano un ingombro minimo, e ai piani alti, perché le dimensioni ridotte permettono loro di entrare facilmente anche negli ascensori piccoli.

È bene ricordare, inoltre, che non tutte le betoniere sono impiegate in ambito edilizio; esistono anche dei modelli progettati per essere adoperati nell’industria alimentare per esempio, specialmente nelle fabbriche di caramelle. Il loro aspetto e il principio di funzionamento sono analoghi a quelle per il cemento ma spesso sono prive delle pale interne, oppure al loro posto hanno delle griglie sottili.

Come abbiamo detto prima quindi, in questi casi il costo della betoniera tende a essere più alto e a variare in base allo specifico modello e alla sua destinazione d’uso.

 

 

 

Domande frequenti

 

Quanto costa una betoniera per il cemento?

Innanzitutto bisogna ricordare che il cemento può essere acquistato in polvere, in sacchi da 25 chilogrammi, oppure già miscelato; in quest’ultimo caso il costo viene calcolato a metro cubo. Il prezzo, inoltre, può variare anche in base ad altri fattori, come l’essere acquistato da un privato cittadino o da un’azienda edile per esempio, infatti per i privati è più alto rispetto a quello fatto alle aziende. Anche la regione dove viene acquistato può influire, fino al 40% circa, sul costo del cemento.

Ulteriori variazioni, poi, sono possibili a seconda del tipo di cemento e del grado di resistenza; un metro cubo di cemento con grado di resistenza 4,25 già miscelato, per esempio, a un’azienda costa circa 36 euro più IVA, mentre a un privato potrebbe arrivare a costare fino a 50/60 euro circa.

Quando si parla di acquistare una betoniera per il cemento, solitamente si fa riferimento al camion betoniera, quindi le opzioni sono due: quello a tre assi ha una capacità complessiva che può essere di otto oppure dieci metri cubi di cemento, a seconda del modello, mentre alcuni dei modelli a quattro assi più recenti sono in grado di arrivare a dodici metri cubi di capacità; volendo calcolare l’importo sulla base di una media di 60 euro al metro cubo, quindi, per un privato cittadino il costo complessivo di una betoniera di cemento può variare dai 480 ai 720 euro circa, mentre per un’azienda la spesa oscillerebbe dai 290 ai 440 euro circa.

Queste cifre, ovviamente, sono soggette a variazioni nella misura in cui concorrono i diversi fattori determinanti a cui abbiamo accennato in precedenza.

 

Quanti metri cubi porta una betoniera?

La capacità di una betoniera varia a seconda della sua tipologia; i modelli fissi che si usano nelle aziende di produzione di elementi prefabbricati, per esempio, possono arrivare fino a capacità analoghe a quelle delle autobetoniere; queste ultime, note più semplicemente come camion betoniera, possono portare dai 4 ai 15 metri cubi a seconda del numero di assi del veicolo.

La portata delle betoniere elettriche usate sui cantieri e quelle per uso domestico, invece, non è misurabile in metri cubi poiché sono dotate di vasche la cui capacità raramente supera i 150 litri circa.

 

 

 

Come usare una betoniera

 

Struttura

Il termine betoniera deriva dal francese béton, che significa calcestruzzo, ed è usato per indicare la variante specifica di questa macchina adibita alla miscelazione del cemento.

 

Strutturalmente parlando, infatti, le betoniere sono tutte simili e sono costituite da un contenitore, chiamato vasca, tamburo o bicchiere, il quale è collegato a un sistema di rotazione azionato a sua volta da un motore elettrico; l’intera struttura poggia su un telaio che fa da supporto e all’occorrenza, grazie alle ruote di cui è dotato, permette di spostare la betoniera nel luogo ove occorre.

La vasca è collegata anche a un sistema di ribaltamento, che permette di rovesciare il contenuto nelle carriole; le betoniere più grandi, inoltre, sono dotate anche di un sistema di caricamento a tramoggia.

 

 

Dimensioni

Le dimensioni della betoniera possono variare a seconda del tipo, ma non il principio di funzionamento, che è analogo a quello di una comune impastatrice. L’unica differenza è che invece di possedere delle zangole mobili, le betoniere hanno delle pale in acciaio fissate alle pareti interne, che ruotano insieme al contenitore aumentando la resa nel mescolare bene insieme tutti gli elementi: acqua, sabbia, ghiaia e leganti.

 

Motore

Anche se esistono alcuni modelli speciali alimentati a scoppio, la maggior parte delle betoniere è dotata di motori ad alimentazione elettrica; anche in questo caso le dimensioni influiscono sulla tipologia di motore, i modelli più grandi sono a corrente trifasica mentre quelli più piccoli usano motori monofasici.

 

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Questi prodotti sono tra quelli più consigliati, ma al momento non sono disponibili

 

Draper CM170 17776 betoniera elettrica da 160L

 

Quello prodotto dalla ditta inglese Draper è uno dei modelli più originali tra tutti quelli esaminati nella nostra guida, per alcuni versi analogo a quello della ditta italiana Imer Group. La CM170, infatti, è caratterizzata innanzitutto da un design compatto dovuto alla scelta di collocare il motore in asse con la vasca e poggiare il tutto su telaio ridotto, dotato di ruote di ampio diametro. 

Questo la rende simile a una carriola e ne facilita sia il trasporto sia lo spostamento in loco; le ruote ad ampio diametro, inoltre, le permettono di spostarsi senza problemi anche sui terreni irregolari.

A dispetto delle sue dimensioni estremamente compatte, la betoniera Draper è robusta, potente ed efficiente, grazie a un motore elettrico da 650 Watt e a una vasca in acciaio della capacità di ben 160 litri. L’unica limitazione è rappresentata dal costo, quindi è consigliata soltanto alla fascia di utenza più esigente.

 

Pro

Compatta e maneggevole: La CM170 sembra una carriola, in modo da poter miscelare il cemento e poi trasportarlo e versarlo direttamente dove serve; per questa ragione è adatta soprattutto per le gettate dei massetti.

Potente e capiente: la vasca da 160 litri permette di miscelare una quantità di cemento di circa 140 litri senza alcun problema, grazie anche al motore da 650 Watt di potenza con trasmissione a cinghia.

Ottime istruzioni: La betoniera Draper arriva completamente smontata; ma a differenza di altri prodotti analoghi più economici, è dotata di un manuale di istruzioni ben fatto e di semplice comprensione.

 

Contro

Presso: La sua qualità e le caratteristiche sono eccellenti, ma anche il prezzo lo è, ed è ulteriormente penalizzato dalle spese di spedizione.

 

 

Maberg CM120A betoniera elettrica da 120 litri

 

Maberg è una ditta italiana con sede in provincia di Torino, specializzata nella produzione di betoniere e relativi accessori, inclusi i motori, e la CM120 è un dei suoi modelli più richiesti grazie alla sua versatilità.

Il modello in questione, infatti, si colloca nella fascia media di mercato sia per quanto riguarda il costo sia per il livello di prestazioni offerte; è azionata da un motore da 550 Watt di potenza dotato di interruttore isolato IP55, la vasca è in acciaio ad alta resistenza e ha una capacità complessiva di 120 litri, con una resa in quantità di impasto di circa 90 litri.

Le sue caratteristiche più apprezzate sono la struttura, solida e affidabile, e il sistema di ribaltamento a volano, di gran lunga più pratico rispetto a quello a leva. Le prestazioni sono leggermente superiori rispetto alla media, ma comunque non è consigliata per lavori di grossa portata.

 

Pro

Solida: I materiali di fabbricazione sono di ottima qualità e la rendono solida, robusta e affidabile, anche in termini di durabilità.

Buona capacità: I 120 litri di capacità nominale la mettono in condizioni di poter lavorare una quantità di impasto di circa 90 litri; la quantità consigliata per non mettere sotto sforzo il motore, però, è di un sacco per volta.

Made in Italy: La betoniera Maberg è realizzata da una fabbrica italiana, quindi ha il vantaggio di offrire un livello di assistenza al cliente che i modelli più economici di solito non garantiscono.

 

Contro

Istruzioni: Nonostante siano più articolate rispetto a quelle di altri modelli, sembrano essere altrettanto complicate e poco chiare, soprattutto per i principianti.

 

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Sicurezza sul lavoro

I 5 migliori produttori di scarpe antinfortunistiche

 

Riuscire a identificare le migliori calzature per le proprie esigenze, senza conoscere alcunché del brand che le produce, potrebbe essere un’operazione complicata. Vediamo dunque chi realizza questi DPI e con quali criteri.

 

Le scarpe antinfortunistiche sono considerate a tutti gli effetti dei DPI, ovvero dei dispositivi di protezione individuale, necessari in determinate tipologie di lavori. La loro scelta si rivela generalmente onere del datore e non si tratta dunque di una spesa che deve ricadere sul dipendente, tuttavia esistono casi in cui sono proprio questi ultimi a volerne indossare un paio anche qualora non ve ne sia una reale necessità. In questo frangente sarà dunque il dipendente a dover acquistare le sue personali scarpe antinfortunistiche. 

Quali scegliere dunque? I requisiti per selezionare le calzature più adatte alle proprie esigenze possono variare in base ai rischi che si corrono sul luogo di lavoro, come per esempio pavimenti scivolosi che potrebbero portare a cadute, trasporto di materiali pesanti, possibilità di perforazione della suola a causa di chiodi, schegge o pezzi di metallo. Le normative in merito sono molto chiare e imparando a cosa corrispondano le varie diciture è possibile farsi una rapida idea della scarpa più adatta.

 

Produttori e materiali

Non tutte le scarpe antinfortunistiche sono uguali, alcune sono realizzate con materiali più resistenti, altre sono più economiche rispetto alla media mentre altre ancora possono avere un design accattivante. I produttori sul mercato cercano di differenziarsi dalla concorrenza applicando quante più tecnologie possibile, pertanto vi invitiamo a leggere con attenzione i nostri consigli.

 

Cofra

L’azienda ha una lunga esperienza nel settore, fondata nel 1938 a Barletta con il nome Cortelgomma ha poi stabilito il nome Cofra nel 1983. Il brand italiano produce oggi DPI di varia tipologia. Non solo calzature, dunque, ma anche abbigliamento, guanti, occhiali protettivi, mascherine e dispositivi anticaduta. 

Per quanto concerne le scarpe, l’offerta è variegata e si va dalle nuove Green Fit, realizzate con materiali innovativi ed ecosostenibili per rispettare l’ambiente fino a calzature specifiche per ogni ambito. Sono disponibili per esempio le scarpe Ground, flessibili e leggere con puntale in materiale composito e lamina antiforo non metallica; oppure stivali di sicurezza per proteggere da agenti chimici e idrocarburi. Non mancano opzioni per gli sportivi, una diversificazione degli ambiti che ha spinto la compagnia in ambito non solo europeo ma anche internazionale.

 

FTG Safety Shoes

Più recente è invece il marchio FTG, sempre italiano ma con sede a Lonigo, in provincia di Vicenza. Opera nel settore da 60 anni e ha un approccio tecnologico alla realizzazione di DPI, con un attivo settore R&D per l’utilizzo di materiali innovativi. 

L’estetica è importante ma lo è anche il rispetto per l’ambiente, per questo per le proprie scarpe usano Eco Leather, ovvero pelle eco-sostenibile priva di cromo, altamente traspirante e resistente agli acidi. All’interno invece è possibile trovare un sistema ammortizzante chiamato Soft Walk, per permettere ai consumatori di camminare su un cuscinetto per il massimo comfort.

Ogni dettaglio è curato fin nei minimi dettagli e non sono presenti metalli, rendendo quindi le scarpe anallergiche; non vi sono cuciture, aumentando così la resistenza agli strappi e si rivelano particolarmente intriganti anche dal punto di vista del design, perfette dunque per chi vuole calzature che siano anche belle a vedersi e non solo efficienti.

 

U Power

L’azienda è divenuta una delle più importanti per quanto concerne le scarpe antinfortunistiche, in grado di produrre calzature a costo contenuto con tecnologie protettive moderne. Tra quelle proprietarie troviamo Infinergy, un sistema di ammortizzazione dinamica che canalizza l’energia sviluppata dalla camminata, rilasciandola quando si solleva il piede in modo da spingerlo in avanti, inoltre conserva la memoria elastica fino a temperature pari a 40° o -20° centigradi. All’interno della scarpa, invece, si trovano solette leather gel in cuoio toscano con concia antimicotica, per combattere la formazione di funghi e batteri nella scarpa.

Le scarpe antinfortunistiche hanno nella maggior parte dei casi un puntale, in alluminio o materiali compositi, preposto alla protezione delle dita. Tale elemento potrebbe spesso soffocare il piede che, senza aerazione, finirebbe con il sudare più del previsto. Il puntale AirToe di U Power, però, presenta dei fori asimmetrici e una membrana a micropori che non ne diminuiscono il fattore protettivo ma permettono l’eliminazione dell’umidità.

 

Utility Diadora

Il brand Diadora non ha bisogno di alcuna introduzione, tuttavia pochi sanno che esiste anche una linea dedicata ai dispositivi di protezione individuale: Utility Diadora. Anche questa azienda, come altre che abbiamo visto, nasce in Italia nel 1948, precisamente a Caerano di San Marco in Veneto.

Dal punto di vista delle tecnologie, comfort e sicurezza, la compagnia è sinonimo di garanzia e sfrutta sistemi come il Ripstop, ovvero un tessuto sviluppato originariamente in ambito militare e che aumenta la resistenza alla lacerazione grazie a un filamento speciale inserito tra trama e ordito.

I tessuti Coolmax e la struttura Dia Dry a nido d’ape, invece, spingono il sudore all’esterno per farlo evaporare, lasciando il piede asciutto durante la giornata lavorativa. L’elemento più importante delle scarpe Diadora, però, è sicuramente la tecnologia proprietaria Mass Damper, applicata alla suola per far sì che ogni passo sia protetto all’esterno da abrasioni, lacerazioni e superfici scivolose, e confortevole all’interno per la pianta del piede.

 

Lotto Works

Chiudiamo la nostra classifica dei migliori produttori di scarpe antinfortunistiche con l’ennesima azienda italiana, la famosissima Lotto che proprio come altre compagnie ha creato una divisione pensata per la protezione delle estremità dei lavoratori: Lotto Works.

Le scarpe realizzate possono avere le seguenti certificazioni: S1 SRC, S1P SRC, S1P HRO SRC, S3 SRC, S3 HRO SRC. Si tratta dunque di un’ampia selezione che esclude però le calzature più protettive che rientrano nelle normative S4 e S5. Se da un lato questo potrebbe essere un problema per alcuni consumatori, dall’altro parliamo comunque di scarpe estremamente intriganti grazie a un design moderno che ne valorizza l’estetica.

Anche in questo caso troviamo tecnologie all’avanguardia come il puntale Fly Cap, che protegge da traumi e funge anche da isolante termico ed elettrico, e la composizione Metalfree per ridurre il peso complessivo e offrire scarpe antinfortunistiche comode.

 

 

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Sicurezza sul lavoro

Cos’è la filiera etica e quali sono i prodotti realizzati

 

Lo sfruttamento dei più deboli è ancora in corso in tutto il mondo e persino nel nostro Paese. Le filiere etiche cercando di opporsi a questo sistema, vediamo dunque insieme di cosa si tratta. 

 

Si dice che il lavoro nobiliti l’uomo e in molti casi ciò può essere ritenuto veritiero, ma cosa pensare quando il lavoro non è altro che un’imposizione e un sopruso, sottopagato e con una propensione allo sfruttamento? Viene quasi da sorridere a pensare a una parola del genere nel ventunesimo secolo, eppure in tutto il mondo sono ancora molti gli esseri umani sfruttati e a cui non viene riconosciuto nessun tipo di diritto. Se pensate che ciò avvenga solo in luoghi lontani, magari esotici, potreste restare sorpresi nello scoprire che nel nostro civilissimo Paese, il fenomeno del caporalato è in realtà vivo e vegeto.

 

Chi sono i “caporali”

Con il termine caporalato si intende un sistema di reclutamento di manodopera illegale messo in atto dai cosiddetti “caporali”, che assumono personale alla giornata eludendo quindi tutti i sistemi di controllo statali. Non si tratta solo di frodare lo Stato senza pagare le debite tasse ma in questo modo vengono calpestati tutti i diritti fondamentali dei lavoratori che si ritrovano a dover svolgere attività – spesso faticose – per una paga irrisoria e senza alcun tipo di tutela da parte del datore di lavoro.

 

Spesso il caporalato è stato associato alla criminalità organizzata ma non è sempre questo il caso poiché si rivela un malcostume diffuso anche tra rispettabilissimi – almeno all’apparenza – cittadini, che necessitano di manodopera a basso costo per raccogliere frutta e verdura o svolgere altre attività.

Si potrebbe pensare che sia un problema tipico dell’Italia del Sud, quella prevalentemente agricola e, sebbene siano molti i territori che soffrono del fenomeno, come Puglia e Calabria, in realtà tali pratiche sono molto diffuse anche in luoghi come la Toscana, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e la Lombardia.

Il caporalato fu portato a galla e all’attenzione dei media nazionali negli anni ’80 del secolo scorso ma ha radici molto antiche e pertanto estremamente difficile da debellare, soprattutto nei territori in cui i controlli sono carenti. Con l’intensificarsi dei movimenti migratori e di masse alla ricerca di una vita migliore a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni è stato molto più semplice per gli sfruttatori acquisire personale del genere, divenendo una piaga sociale. Ciononostante, stanno sorgendo associazioni decise a mettere la parola fine a questo sfruttamento tollerato per troppo tempo.

 

Filiera etica

In Italia è nata recentemente la prima filiera etica contro il caporalato grazie a Megamark di Trani, una catena di supermercati e l’associazione internazionale NO CAP, fondata da un ingegnere del Camerun, che si occupa proprio di far rispettare non solo i lavoratori ma anche l’ambiente.

Le filiere etiche sono divenute molto importanti per prevenire lo sfruttamento dei territori e delle persone, attive già da tempo in territori africani e del Sud America con prodotti come cioccolato, caffè e molti altri. Per riconoscerli è sufficiente cercare sulla confezione il bollino dell’associazione relativa, in questo modo il consumatore può immediatamente identificarli e decidere, magari, di acquistarli per sostenere la causa.

Lo stesso accade con i prodotti venduti nei Megamark, inizialmente in Basilicata, Puglia e Sicilia, tutti con il bollino NO CAP, acquistati dall’associazione e realizzati da centinaia di agricoltori extracomunitari provenienti da paesi come Ghana, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Senegal e Mali, solitamente la fascia demografica più sfruttata dai caporali.

L’associazione garantisce loro un alloggio, paghe eque, un vero e proprio contratto di lavoro, un’assistenza sanitaria e orari che rispettino la dignità dell’essere umano. Non c’è nemmeno da aggiungere che sono anche tutelati sul luogo di lavoro con dispositivi di sicurezza individuale, quindi ottime scarpe antinfortunistiche, guanti da lavoro, mascherine e così via. Scegliere di acquistare tali prodotti, dunque, non è solo eticamente corretto, ma permette di combattere attivamente, utilizzando esclusivamente il portafogli, la criminalità e il malcostume.

 

Quali sono i prodotti NO CAP

Trattandosi del frutto della terra, i principali prodotti venduti con il bollino NO CAP sono proprio conserve, passate di pomodoro e verdura fresca. A Foggia, per esempio, si raccolgono i pomodori con cui vengono poi realizzati pelati e passate mentre in Basilicata peperoni, uva, insalata, carciofi e finocchi. Infine, a Ragusa, si trovano diverse tipologie di pomodoro come i ciliegino o i pomodorini gialli. Oltre al bollino, potete riconoscere tutti i prodotti NO CAP dalla dicitura “IAMME”, brand realizzato in collaborazione con Megamark, a breve disponibile anche in altri supermercati come Dok, Famila, A&O.

 

Impegno sociale

Per chi volesse approfondire l’argomento e capire le condizioni a cui migliaia di lavoratori sono ancora oggi sottoposti, è possibile informarsi con documentari come per esempio quello realizzato con il patrocinio di Amnesty International, “Il sangue verde” diretto da Andrea Segre. Il documentario in questione parla degli scontri avvenuti tra immigrati e la popolazione di Rosarno, a Reggio Calabria, avvenuti nel gennaio 2010 e che vedevano protagonisti centinaia di braccianti irregolari in protesta contro trattamenti disumani e spesso feriti a colpi di fucile ad aria compressa.

Altro documentario che parla dell’impegno sociale e della vita del politico Pietro Alò è “La follia degli onesti”. Alò si batté contro il caporalato in Puglia già a partire dagli anni ’70, contribuendo a far emergere il problema portandolo sotto gli occhi di tutti con proteste di piazza.

Degno di nota, infine, è anche “Riso amaro”, film del 1949 di Giuseppe De Santis che presenta il caporalato ai danni di italiani stessi, in un periodo storico in cui l’immigrazione non era ancora un fenomeno così diffuso nel nostro Paese.

 

 

 

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Utility Diadora S1P HRO SRC – Recensione 

 

Principale vantaggio

Sebbene il design non sia dei più intriganti, d’altronde ci troviamo di fronte una scarpa da lavoro, il prodotto Utility Diadora riesce comunque a distinguersi dalla concorrenza non solo per il suo prezzo competitivo ma soprattutto per gli ottimi materiali con cui è realizzato, permettendo di godere di un paio di scarpe traspiranti e comode.

 

Principale svantaggio

La zona del tallone risulta poco ammortizzata. Generalmente non si tratta di un grosso problema, tuttavia gli utenti che camminano molto durante la propria giornata lavorativa o che passano la maggior parte del proprio tempo in piedi, potrebbero notare una stanchezza accentuata a fine giornata.

 

Verdetto 9.7/10

Chi fosse alla ricerca di un paio di scarpe antinfortunistiche realizzate con materiali di prim’ordine, in grado di garantire al piede la giusta aerazione, troverà nella Beat Textile Low le calzature adatte alle proprie esigenze. Non sono le più economiche sul mercato ma la spesa leggermente superiore è ampiamente giustificata dalla resa.

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DESCRIZIONE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

 

Scarpa antinfortunistica

Le scarpe antinfortunistiche devono rispettare necessariamente degli standard per poter essere definite tali. Essendo utilizzate sul luogo di lavoro dove è possibile andare incontro a incidenti di varia natura, la protezione del piede e in modo indiretto dell’utente che le indossa è la priorità. 

Come si definiscono però le scarpe antinfortunistiche? Esistono diversi codici, relativi alle normative di sicurezza, che permettono di capire subito per che tipo di lavori sono più o meno indicate. 

Per esempio, le scarpe più comuni sono quelle identificate dalla normativa S1P, ovvero scarpe che presentano un puntale di sicurezza in metallo, per evitare che oggetti pesanti cadendo danneggino le dita dei piedi, una suola antiperforazione e antiscivolo, la zona del tallone con sistema antishock per assorbire l’energia e infine una tomaia antistatica. 

In questa categoria rientrano le scarpe che prendiamo in esame, ovvero le Beat Textile Low S1P HRO SRC di Utility Diadora, adatte sia per uomini sia per donne grazie al loro stile unisex.

Design

Sebbene non si presenti come una scarpa particolarmente elegante, poco indossabile dunque in contesti che non siano lavorativi, la calzatura proposta da Diadora è comunque sufficientemente moderna e in grado di essere scambiata per una classica scarpa da ginnastica. Presenta una doppia cromia, due tonalità di grigio e degli inserti gialli che donano un tocco di colore in più, rendendole più piacevoli alla vista. 

L’estetica non è tutto però e naturalmente è molto più importante optare per scarpe che siano innanzitutto comode, soprattutto se bisogna utilizzarle per lavoro, indossandole per svariate ore al giorno. Da questo punto di vista gli utenti si dicono molto soddisfatti, grazie ai materiali resistenti ma malleabili che permettono al piede di adagiarsi al meglio senza creare il classico effetto da scarpa metallica tipico di altre calzature antinfortunistiche. 

Qualora le troviate comunque troppo dure, ricordate che è possibile sostituire la soletta interna con una in gel, facilmente reperibili sul mercato e molto più morbide. Attenzione però, poiché le solette di questa tipologia, così come quelle in memory foam, hanno sì un’azione defaticante sul corpo, ma creano anche dei dislivelli all’interno della scarpa, prendendo la forma del piede anche se la postura è errata. Si tratta dunque di solette pensate per chi non ha problemi di schiena e appoggia la pianta del piede in modo corretto.

 

Traspirabilità

Un elemento fondamentale per le scarpe, siano esse da lavoro o meno, è la traspirabilità. Il piede all’interno deve essere non solo comodo ma deve poter godere di un ricircolo d’aria continuo, in modo da evitare di creare un ambiente umido in cui il sudore possa ristagnare. Si tratta infatti dell’ambiente ideale per la proliferazione di batteri e muffe, che possono poi portare a problemi di salute che richiedono l’intervento di un medico. 

Ricordate dunque di analizzare sempre la composizione della scarpa che state per acquistare, dando una rapida occhiata alla scheda tecnica. In questo caso parliamo di una calzatura realizzata in poliestere sovrainiettato in TPU, sebbene si tratti di componenti sintetici non c’è da temere per una eventuale traspirabilità ridotta poiché in realtà la tomaia è foderata in Air Mesh, tessuto tridimensionale estremamente resistente alle abrasioni ma che permette al piede di respirare. 

Uno dei difetti riscontrati dai consumatori sembra essere invece relativo alla zona del tallone, risulta infatti poco ammortizzato nonostante rispetti comunque tutti gli standard per rientrare nelle norme di sicurezza S1P.

 

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