Breve approfondimento sulle diverse tipologie di impianti di saldatura attualmente in uso e le loro differenze in termini di costi, prestazioni e destinazione d’uso.
Gli impianti di saldatura, più semplicemente noti come saldatrici, possono essere di diversi tipi a seconda del loro funzionamento. Le applicazioni dei diversi procedimenti, infatti, sono subordinate a esigenze di diverso tipo.
La saldatura ossiacetilenica, per esempio, è un metodo in cui l’alta temperatura richiesta per la fusione del metallo è ottenuta tramite la combustione di una miscela di ossigeno e acetilene; per questa ragione la saldatrice ossiacetilenica si riduce a un mero cannello con regolatore, al quale viene collegata la bombola con il gas combustibile.
La saldatura a stagno, invece, è praticata prevalentemente in elettronica, e richiede delle saldatrici di piccole dimensioni che richiedono una potenza di installazione minima, ma andiamo con ordine e cerchiamo di esaminare più nel dettaglio le differenze sostanziali tra i vari modelli attualmente in commercio.
Il cannello ossiacetilenico
La saldatrice ossiacetilenica, come accennato prima, non è altro che un semplice cannello all’interno del quale vengono miscelati l’ossigeno e l’acetilene prima di essere espulsi dall’ugello, e possono essere a bassa o alta pressione a seconda del tipo di lavoro da eseguire.
Il cannello è stato l’impianto di saldatura più usato fino agli inizi del 1900, quando vennero introdotti i primi esemplari di saldatrici elettriche; al giorno d’oggi, quindi, viene usato soltanto in idraulica per determinate applicazioni, come le brasature delle tubazioni e la creazione di pipe e collari per esempio.
In ambito generale invece, i cannelli non vengono usati più come impianti di saldatura, ma vengono impiegati nella demolizione e nel recupero, per il taglio di lamiere e pezzi di metallo di grosso spessore, come le putrelle, gli scafi delle navi in disarmo o le lastre delle blindature, tanto per citare alcune applicazioni.
Una curiosità riguardante i cannelli ossiacetilenici è che alcuni dei modelli più piccoli ed economici, destinati quindi a impiego hobbistico, sono in realtà usati anche in cucina da molti chef, che li adoperano per caramellare le superfici dei dolci o per altri tipi di preparazioni.
Un altro tipico impiego dei cannelli è quello della posa in opera delle guaine isolanti sui tetti e i solai; in questo caso, di solito, viene impiegato del gas propano o butano, dato che la fiamma ha il solo scopo di riscaldare e sciogliere lo strato bituminoso delle guaine allo scopo di farlo aderire alla superficie da isolare.
I cannelli ossiacetilenici per uso professionale sono solitamente venduti in kit con ugelli di diverse dimensioni, e possono avere un costo variabile dai 90 ai 150 euro circa, quelli per uso hobbistico, invece, hanno un prezzo che oscilla dai 10 ai 90 euro a seconda del modello scelto.
Le saldatrici a stagno
Quelle a stagno sono le più richieste dai professionisti e dagli appassionati di elettrotecnica, tra tutte le diverse saldatrici vendute online (ecco i migliori modelli). Si tratta infatti di impianti di saldatura particolari, progettati per eseguire giunti di precisione e di piccole dimensioni per il montaggio di componenti elettroniche sulle relative schede.
Anche in questo caso esiste una ulteriore differenziazione di modelli all’interno della categoria stessa, che vanno dai più economici ai più costosi in un intervallo compreso dai 10 ai 100 euro e oltre, a seconda del tipo e delle caratteristiche.
A differenza del cannello, la saldatrice a stagno funziona a elettricità ma è caratterizzata da una bassa potenza di installazione, dai 30 agli 80 Watt a seconda del modello, in quanto lo stagno ha una temperatura di fusione relativamente bassa.
Le saldatrici a stagno, oltre che in elettronica, sono usate anche dagli elettricisti per eseguire riparazioni o installazioni di impianti e centraline di controllo e distribuzione; sono largamente impiegate in oreficeria e gioielleria, nonché nella meccanica di precisione; in ambito hobbistico, invece, sono usate soprattutto dagli appassionati di fai da te e per applicazioni di tipo artistico, come la creazione di sculture a partire da vecchi materiali metallici di recupero.
Le saldatrici elettriche
Gli impianti di saldatura per eccellenza, invece, sono quelli elettrici, comunemente noti come saldatrici ad arco in quanto sfruttano il calore generato da un arco voltaico innescato tra i pezzi da saldare. Le saldatrici elettriche, a loro volta si differenziano in base al procedimento di saldatura che sono in grado di eseguire, che può essere a elettrodo, nudo o rivestito, oppure a filo continuo, anche questo dotato di rivestimento o meno a seconda del caso, con o senza l’ausilio di gas inerte e via dicendo. Nella categoria degli impianti elettrici, quindi, rientrano le saldatrici a elettrodo, a filo continuo, a punti e a plasma.
Le saldatrici a elettrodo sono le più diffuse e usate al mondo, in quanto permettono di unire lamiere, profilati, tubolari o pezzi di metallo di qualsiasi tipo ma di spessore ridotto; si prestano quindi a una vasta gamma di applicazioni, dai lavori di ristrutturazione domestica fino all’uso nelle officine. Le dimensioni e il peso relativamente contenuti delle saldatrici a elettrodo, inoltre, le rendono particolarmente adatte per l’uso in esterni, quindi sono largamente adoperate anche sui cantieri.
Le saldatrici a filo continuo, come si evince dal nome, al posto dell’elettrodo usano un filo che viene erogato in forma continua attraverso la torcia di saldatura; possono eseguire saldature di pezzi di metallo di elevato spessore e i giunti ottenuti sono anche migliori in termini di pulizia e resistenza ma, a differenza di quelle a elettrodo, sono molto più difficili da usare e richiedono un operatore esperto.
Entrambe le tipologie di saldatrice, compresi i modelli ibridi in grado di operare sia a elettrodo sia a filo continuo, possono avere un prezzo che varia dai 60 ai 1.500 euro e oltre, a seconda della fascia economica di appartenenza, del tipo e della destinazione d’uso.
Le saldatrici a punti e quelle a plasma, invece, sono modelli specifici che vengono impiegati prevalentemente in ambito industriale. Le prime, infatti, sono progettate come macchine stazionarie che eseguono punti di saldatura su pezzi posti in rapido scorrimento tra le punte degli elettrodi.
La saldatrice a plasma, invece, è basata sullo stesso principio delle saldatrici a filo continuo, con la differenza che l’arco raggiunge temperature elevatissime, nell’ordine di diverse decine di migliaia di gradi, ed è usato tanto per la saldatura quanto per il taglio dei pezzi di metallo di grosso spessore.
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