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4 cose che si possono fare con la pialla

by Gianluca Ultimo aggiornamento: 23.01.21
Ultimo aggiornamento: 23.01.21

 

Tutto quello che è normalmente possibile fare con una pialla manuale, a partire dalle applicazioni più scontate e comuni fino a quelle più complesse. 

 

La pialla è uno degli strumenti più antichi e illustri nella storia della lavorazione del legno; le prime testimonianze documentate di questo utensile infatti, pervenuteci attraverso bassorilievi e altre opere d’arte figurativa, risalgono agli antichi Egizi. Il fatto di essere uno strumento molto evoluto già all’epoca, però, lascia supporre che la sua origine sia da collocarsi in un periodo ancora anteriore, e quindi a oltre 6.000 anni fa.

Il design delle prime pialle era tanto semplice quanto ingegnoso, in quanto era il risultato della combinazione tra una suola metallica, realizzata in bronzo o in ferro, con un corpo principale in legno, il quale aveva la doppia funzione di impugnatura e di supporto per la lama.

Tralasciando l’aspetto storico, che rimane comunque affascinante, la pialla manuale si è ulteriormente evoluta nel corso dei secoli, ed è utilizzata ancora oggi per una notevole gamma di applicazioni nell’ambito della falegnameria, della carpenteria e della lavorazione del legno; tra le diverse tipologie di pialle vendute online, infatti, quelle manuali sono le più richieste, soprattutto perché ne esistono una vasta gamma di tipologie, ognuna destinata a delle applicazioni più o meno specifiche.

Andiamo a vedere quindi cosa è possibile fare grazie a questo strumento e alle sue numerose varianti.

 

Sgrossatura e rettifica

Spesso capita di dover lavorare su assi e tavole di legno che, durante la stagionatura, hanno subito deformazioni e non sono più perfettamente squadrate; a volte, invece, può capitare semplicemente che i pezzi siano segati rozzamente, o che la presenza di nodi particolarmente duri non abbia consentito un taglio netto e pulito, di conseguenza è necessario eseguire la sgrossatura oppure, a seconda dei casi, la rettifica dei pezzi.

Per questo tipo di lavorazione, se eseguita manualmente, vengono utilizzate i cosiddetti sbozzini, o sgrossini, e i pialloni. Le prime sono pialle caratterizzate da una suola lunga dai 25 ai 35 centimetri e da una lama dal filo convesso, capace di asportare maggiori quantità di materiale a ogni singolo passaggio; i pialloni, invece, sono pesanti e possono arrivare fino a 80 centimetri di lunghezza.

Questo tipo di pialle manuali non vengono quasi più adoperate ormai, in quanto richiedono l’applicazione di una notevole forza da parte dell’operatore, e di conseguenza risultano più faticose da usare. Al giorno d’oggi, invece, al loro posto vengono impiegate le pialle a motore, sia i modelli a filo sia quelli a spessore, oppure le combinate a filo e spessore, che sono di gran lunga più efficienti e permettono di lavorare molto più rapidamente e con meno fatica.

Levigatura e finitura

Per i lavori di finitura, invece, e quindi anche per la levigatura, è ancora molto diffuso l’uso dei cosiddetti pialletti “a finire” e dei pialletti “a registro”; le loro dimensioni possono variare a seconda del tipo intervento da eseguire, ma raramente superano i 25 centimetri.

La loro lama, inoltre, ha i bordi laterali smussati in modo da non lasciare rigature sulla superficie del legno; nei pialletti a registro, invece, la posizione della lama può essere regolata sia nel verso dell’inclinazione sia sul piano orizzontale, spostandola a destra o sinistra a seconda delle esigenze del caso.

In Giappone, dove le arti della falegnameria e della carpenteria sono estremamente evolute, esistono una notevole varietà di pialletti manuali per i lavori di levigatura e finitura, e negli ultimi anni hanno cominciato a diffondersi anche in occidente. 

I falegnami nostrani più esperti nell’uso della pialla manuale, infatti, hanno apprezzato oltremodo le notevoli caratteristiche possedute dai diversi tipi di kanna, il tradizionale pialletto manuale giapponese, nonostante questo sia uno strumento il cui uso è di gran lunga più difficile da padroneggiare rispetto ai pialletti manuali tradizionalmente usati in Europa e nel resto dell’occidente.

 

 

Battute e incastri

Una particolare variante della pialla è rappresentata dalla sponderuola, il cui tratto distintivo è dato dalla larghezza ridotta del corpo, e quindi della lama, e dal fatto che i trucioli vengono espulsi attraverso un’apertura laterale invece superiormente, come succede invece nei pialletti manuali.

Le sponderuole delle pialle specializzate che vengono adoperate per lavorare in maniera più agevole e precisa sulle battute, in particolar modo sulle spalle dei tenoni e di altri tipi di giunti a incastro; le dimensioni compatte inoltre, e soprattutto la suola stretta, la rendono adatta anche per livellare i listelli e le assi più sottili.

Le sue caratteristiche tipiche, infatti, permettono alla sponderuola di eseguire questo tipo di lavorazioni in maniera molto più semplice e precisa rispetto a un normale pialletto manuale a suola larga; anche l’esecuzione del lavoro richiede meno fatica e una maggiore facilità.

Modanature e scorticature

Vi siete mai chiesti come venivano fabbricate le cornici, oppure come venivano realizzate le modanature quando le fresatrici elettriche non erano ancora state inventate? La risposta è semplice: anche in quel caso si lavorava di lena con un particolare tipo di pialla manuale: l’incorsatoio.

La caratteristica principale di questo tipo di pialla, peraltro simile alla sponderuola visto che è dotata di corpo stretto, consiste nella forma della suola e della lama. Queste ultime, infatti, possono avere diverse sagomature il cui profilo varia a seconda del tipo di decorazione che si vuole dare al bordo da realizzare, sia esso una cornice oppure la spalla di un pannello. Al giorno d’oggi è sempre più raro incontrare un falegname che faccia uso dell’incorsatoio, dal momento che le fresatrici hanno sostituito del tutto la necessità di usare questo particolare strumento.

Per quanto riguarda l’arte della scorticatura, invece, non possiamo non tornare sull’argomento delle pialle giapponesi; questa tecnica, infatti, viene dall’estremo oriente ed è usata per ricavare dei lunghi e sottili fogli da svariati pezzi di legno tagliati e incollati insieme in modo da formare degli schemi decorativi più o meno complessi. I fogli, ricavati mediante l’uso di particolari varianti della kanna, il pialletto manuale giapponese, vengono poi incollati su scatole o altri oggetti, realizzati sempre in legno.

 

 

 

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